Il grido d'aiuto dei ristoratori: "Noi vogliamo solo lavorare"

Mentre Milano chiude per il coprifuoco, partite Iva e ristoratori scendono in piazza con un flash-mob: "A noi chi ci pensa?"

Il grido d'aiuto dei ristoratori: "Noi vogliamo solo lavorare"

Nel giorno in cui la Lombardia conta 4.125 nuovi positivi al Covid-19, la regione "chiude" per rispettare il coprifuoco notturno ed esplode la rabbia di un’intera categoria, quella rappresentata da commercianti, ristoratori e proprietari di locali. Una categoria, questa, messa in ginocchio dal lockdown della scorsa primavera e messa nuovamente in difficoltà da questo ulteriore giro di vite, che rischia di uccidere il settore della ristorazione.

Fino al 13 novembre, salvo diversi ordini, saranno consentiti spostamenti– con il modulo di autocertificazione compilato in tasca – solamente in caso di comprovati motivi di lavoro, situazioni di necessità e ragioni di salute. Chi sgarra sarà multato: da 400 a 3.000 euro le salate sanzioni. (Clicca qui per vedere il video)

In serata, nel cuore di Milano, in piazza Città di Lombardia, è andata in scena la protesta degli esercenti: dalle 22:00 alle 23:00, ora "X", è stato organizzato un flash-mob (non il primo in questi giorni difficili) sotto la sede della regione per protestare contro la nuova stretta voluta dalle istituzioni. Una stretta che ridurrà ulteriormente il lavoro di bar, pub e ristoranti, già alle prese con il crollo della clientela.

Nell’ordinanza del ministero della Salute e di Regione Lombardia, infatti, si prevede che "i gestori e gli organizzatori delle attività economiche e sociali programmano le medesime al fine di garantire il rispetto da parte del pubblico, dei clienti ed utenti".

In piazza incontriamo tante partite Iva: dai ristoratori a commercianti, passando anche per un gruppo di tassisti e alcuni lavoratori di Codogno. E in piazza incontriamo Paolo Polli, che ha ideato il sit-in di protesta: "Per la nostra categoria il coprifuoco dalle 23 alle 5 è un provvedimento assurdo: in questa maniera siamo sostanzialmente costretti a non lavorare più di sera. Così facendo, chi ci governa, ci mette ancora una volta in difficoltà".

Dopo Paolo scambiamo due parole con Marco, un altro imprenditore della ristorazione: "Dopo il lockdown, il coprifuoco: la chiusura parziale dei locali serali è l’ultima mazzata sulla categoria, già alle prese con il calo di clientela causa smartworking. Il mio ristorante ha calato il fatturato del 70%: stare in piedi è difficile. Vorrei che il governo ci venisse incontro, con aiuti concreti: dei contentini temporanei siamo stufi…".

"Coprifuoco alle 23? Grandissima cazzata", "Chiudere i locali alle 23 vuol dire fallire e lasciare a casa i dipendenti", "I suicidi delle partita Iva aumentano", "Andrà tutto…all’asta", leggiamo sui cartelli alzati durante il flash-mob.

Avviciniamo una ragazza: si chiama Maria e fa la cameriera. Questo il suo sfogo: "Il mio ristorante ha perso tantissimi clienti, ma il mio titolare tiene duro. Andare avanti così, però, è quasi impossibile: come si fa d’altronde ad andare avanti se non si fanno più coperti a pranzo e a cena? Se si va avanti così ho paura di perdere il posto di lavoro.

E come me siamo in centinaia, anzi, migliaia…".

Si avvicinano le 23 e la folla inizia a diradarsi; quando scocca l’ora "X" la piazza si vuota, tutti vanno a casa e per terra rimane un piccolo striscione: "L’economia italiana? Sepolta dal governo".

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