Dicono gli scozzesi che la pioggia di oggi è il whisky di domani. Ma se sabato 11 e domenica 12 novembre Milano diventerà la capitale del single malt, state certi che il merito non è del diluvio degli ultimi giorni. Perché la pioggia fa crescere l’orzo e impregna le torbiere, ma per portare in un mercato periferico come l’Italia migliaia di bottiglie e gli specialisti di mezzo mondo - dalla Scozia a Taiwan - due gocce non bastano. Occorrono due pazzi con un coraggio e una passione grandi così.
I due sono Andrea Giannone e Giuseppe Gervasio Dolci, ovvero papà & papà del Milano Whisky Festival, ormai da 12 anni punto di riferimento degli appassionati del malto nel Nord Italia. Ecco, per festeggiare l’ingresso nell’adolescenza della loro creatura, Andrea e Giuseppe hanno fatto le cose in grande e si candidano a rivaleggiare coi grandi festival europei. Magari non per numeri assoluti (anche se le 4.500 presenze del 2016 sono state da record in un Paese che ne consuma solo 0.16 litri pro capite a fronte dei 2.15 dei francesi), ma di sicuro per qualità dell’evento.
Per cominciare, hanno traslocato. Stessa location (l’Hotel Marriott di via Washington), ma sala più grande. E per riempire una sala grande, come nello spot dei pennelli, ci vuole una selezione di etichette grande: circa 1.200 tra mostri sacri, imbottigliatori indipendenti, piccole distillerie emergenti e realtà esotiche. Una novantina di espositori con oltre 200 marchi: il cielo (del whisky) in una stanza. Il salto di qualità, però, lo fanno anche gli ospiti. Che quest’anno sono tanti e internazionali, a partire dal guru scozzese Jim McEwan, ex distillery manager di Bruichladdich, che sta curando l’imminente nascita della distilleria Ardnahoe di Hunter Laing e che porta la linea di single malt da gioielleria Kinship (per dire, Caol Ila di 33 anni e Ardbeg di 26: 100 euro per 4 whisky e appuntamento già sold out). E poi i brand ambassador di Kavalan e Macallan, il laboratorio di Wemyss per capire come nascono i «blended» e crearne uno insieme ai partecipanti, il percorso sensoriale di Glenlivet tra orzo, lieviti e legno.
Sono 17 le masterclass in programma e ci sarà da divertirsi, perché il whiskofilo non si accontenta di bere: il bello sta nel conoscere assaggiando. Inutile elencare i marchi: dai bourbon alla new entry indiana Paul John fino all’italiano Puni, ci sono (quasi) tutti. Più utile snocciolare le novità: prima di tutto saranno «ospiti» gli eleganti spiriti francesi, ovvero Cognac e Armagnac, presenti con uno stand e una degustazione dell’imbottigliatore d’eccezione Grosperrin. Inoltre, si potrà assaggiare il panettone «ubriaco» con uvette infuse in Craigellachie e Heaven Hill bourbon, una creazione della pasticceria Dolcemente di Varese. Non cambiano invece prezzi, orari e modalità. Ci si registra (all’ingresso o sul nuovo sito www.whiskyfestival.it), con 5 euro si acquista il kit degustazione con guida, bicchiere e portabicchiere e poi si perlustra la Mirabilandia degli assaggi. Ogni whisky ha un prezzo in gettoni dai 3 euro in su e ognuno può trovare il suo se si lascia consigliare e guidare nella giungla di torbati, single cask e cask strength. Porte aperte sabato dalle 14 a mezzanotte, domenica dalle 14 alle 21. Per quietare gli inevitabili languorini c’è lo stand di Sapori Solari, mentre per chi preferisce qualcosa di più «lungo» di uno scotch liscio c’è il cocktail bar del Casa Mia. Ultima chicca.
Al Festival verrà presentata la demo del gioco «LIS-Long Island Simulator ». Che c’entra, direte voi? Si tratta di un videogame di abilità che simula gli effetti di una sbronza in 3D.
Creato dai ragazzi milanesi di Smoking Mirror, tramite un algoritmo rende i movimenti rallentati e occorre astuzia per non far danni. Una maniera educativa per convincersi a lasciar perdere vinaccio e chupiti e a dedicarsi al piacere slow di un whisky.MZuc
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.