"Ha il biglietto? Non si parte...". E gli ultras occupano il treno

I tifosi rossoneri in partenza per la trasferta di Parma avrebbero occupato i vagoni di un treno. Proteste dei passeggeri: "Non ci fanno partire"

"Ha il biglietto? Non si parte...". E gli ultras occupano il treno

Sono le 9 del mattino del sabato prima di Pasqua. Stazione Centrale è piena di persone. Il treno regionale delle 9.20, diretto a Bologna, è pronto al binario 21. Un importante dispiegamento di militari, polizia e carabinieri presidia la stazione, in particolare proprio quel binario. Chi non è un amante del calcio non sa che oggi, su quel treno, sono presenti centinaia di tifosi (ultras) del Milan. Sono tutti diretti a Parma, dove alle 12.30 si disputerà l’incontro tra le due squadre. Nonostante in tanti abbiano il biglietto, su quel treno non si può salire. Davanti a ogni ingresso ci sono uomini e donne delle forze dell’ordine, insieme al personale Trenitalia, che spiegano a chi ha comprato un biglietto per quel viaggio che quei vagoni sono occupati. Gli utenti non capiscono. Trenitalia fornisce versioni contraddittorie. “Provate a salire in fondo”, dice un dipendente. “No qui non si può più salire”, riferisce un altro.


Dai finestrini si affacciano i tifosi. Molti hanno un atteggiamento intimidatorio nei confronti di chi è sulla banchina e chiede informazioni per prendere il treno. Hanno megafoni e provocano. Di continuo. Diversi passeggeri si rivolgono al personale Trenitalia per chiedere come sia possibile che un pubblico servizio non preveda un “treno speciale” per i sostenitori di una squadra di calcio. Ma soprattutto tutti si chiedono il motivo per il quale un treno sia, di fatto, inaccessibile perché sui gradini di ingresso delle carrozze alcuni tifosi impediscono agli utenti di salire.
“Hai problemi perché io sono sul treno? Io ho pagato hai capito? Qui ci stiamo noi”, grida un ragazzo dal finestrino a una giovane che prova a capire se salire o no. “Quella è una figa, può salire se vuole”, urlano a una donna che, però, si allontana velocemente. “Qui non sale più nessuno”, dice un’altra voce. Gli agenti cercano di tenere la situazione sotto controllo. Una ragazza si avvicina e polemizza, ma le forze dell’ordine rispondono:”Se vi chiediamo di non salire è per la vostra incolumità”. Lei ribatte:”Quindi dobbiamo accettare un atteggiamento intimidatorio pur avendo pagato il biglietto? Questa è interruzione di pubblico servizio”. Un agente le dice:”Hai perfettamente ragione, ma non farti sentire, non li provocare, altrimenti questi scendono e finisce male. Ci riempiono tutti di botte”.

Si sentono parole offensive e un ragazzo chiede a un agente come siano possibili scene di questo tipo:”Ma vi rendete conto? Qui ci sono anche anziani, qualcuno può sentirsi male”. La risposta è emblematica:”Avete ragione e lo sappiamo”. Fuori dai vagoni ci sono persone con valigie, studenti, famiglie e disabili, con la carrozzina. Nessuno di questi è riuscito a partire. Il treno è come paralizzato. “È una situazione surreale”, dice arrabbiata una donna, rivolgendosi al capotreno. Lui le risponde:”Se il treno è pieno non potete più salire. E il treno è pieno”. Qualcuno chiede se sia possibile avere un rimborso del biglietto, ma la risposta è negativa. Alla fine, il convoglio è pronto a dirigersi verso il capoluogo Emiliano.

A qualche minuto dalla partenza, gli agenti domandano alle persone di allontanarsi. Il treno parte. Ma decine di persone restano lì, sulla banchina. Perché un viaggio, che doveva essere “ordinario”, è diventato inaccessibile. Proibito.

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