Barbara Silbe
La prima cosa che si nota entrando nel suo studio in zona Porta Romana è una coppia di orologi appesi in alto. Come si fa nelle sedi chic delle multinazionali, stanno lì a indicare due luoghi e due fusi orari: nel caso specifico Milano e Imperia, segnavano le 15.07 di una recente giornata di primavera. Ridi e, mentre accenni a una prima domanda cercando di portarlo su argomenti che possano darti un appiglio con cui aprire l'intervista, te li porge lui su un piatto d'argento.
Settimio Benedusi, ligure di nascita, ma con vita e lavoro nel capoluogo lombardo da una trentina d'anni, dice che non ha nostalgia della sua città d'origine. È legato al mare, alla sua famiglia, ma ama dove sta ora. Poi ti racconta che sta per intraprendere un pellegrinaggio che va da lì a qui, per dimostrare che la fotografia ha ancora un valore.
Noto per essere sempre al centro delle attenzioni del popolo dei social, di cui è assiduo frequentatore e fomentatore di odio e amore nei cuori dei suoi innumerevoli follower, ha fatto l'ennesima pensata per far parlare di sé, seconda arte nella quale è maestro. «Io sono così per due motivi racconta Benedusi intanto perché mi diverto molto a leggere e interagire con chi mi critica o mi applaude. E poi perché voglio promuovere il mio blog, molto attivo già dal 2003, dove aspiro a fare didattica, ma quelli ai quali parlo non hanno orecchie per ascoltarmi». Ora vanta anche un'applicazione per iPhone che svilupperà ulteriormente ed è un vero e proprio corso interattivo sull'uso delle luci e sulla fotografia di studio, per sentirsi come se si fosse sul set con lui.
Settimio de Compostela Forrest Gump è partito venerdì 15 aprile dalla sua città natale. Ora è per strada a piedi, senza soldi in tasca e armato soltanto di zaino, abbigliamento tecnico e fotocamera digitale. Vuole misurare coi suoi piedi 250 chilometri di strada (una ventina circa ogni giorno), per testimoniare che la sua professione di fotografo gli permette ancora di mantenersi. Offrendo le sue fotografie si è procurato focaccia per merenda, pranzi, cene e pernottamenti, barattando uno scatto con chi gli offre ospitalità. Con il suo smartphone, non appena sosta da qualche parte, si connette ai social network per postare immagini e video che documentano la sua esperienza attraverso luoghi visti e persone incontrate, con la descrizione del mare o della sua fatica o delle vesciche che si stanno presentando puntuali. Una provocazione, la sua, per farci fermare a riflettere su quanto il mestiere che fa sia oggi svilito e sottopagato non solo per colpa dei committenti o della crisi economica, ma degli stessi autori che accettano compensi bassissimi, di fotoamatori che si improvvisano professionisti e lavorano gratis, di giornali che non danno più importanza all'uso delle immagini.
Lo studio dove lavora è pieno di volumi: Il negativo, di Ansel Adams; At work di Annie Leibovitz; e poi Edward Weston, Dino Risi, Camilla Baresani. Alla domanda di quale sia il suo rapporto con i libri, lui ripete una frase che dice spesso anche in pubblico: «La Fotografia (scritta in maiuscolo, ndr), è una cosa seria. Ed è l'ultimo anello di una lunga catena interiore. Leggere serve, è la modalità più efficace per viaggiare e conoscere. Io sono onnivoro e bulimico, ogni libro che termino mi pare il più bello di tutti». Dal suo ambito commerciale si è mosso in questi ultimi tempi su un piano più artistico e il suo rientro a Milano coinciderà con l'inaugurazione del «Mia», la fiera dedicata all'immagine che sarà in città dal 28 aprile al 2 maggio.
Settimio Benedusi, lì con la galleria Still, esporrà tre suoi progetti: il mare, i nudi e un lavoro intimo e personale sull'assenza pubblicato inedito da EyesOpen! Magazine. Arriverà per l'inaugurazione, se i suoi piedi gli permetteranno di rispettare la tabella di marcia, s'intende.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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