«Di tutto ha bisogno Milano fuorché di liti del genere». Parola di Elio Fiorucci, lo storico stilista che, poco più di un mese fa, ha presentato assieme all'assessore Franco D'Alfonso la sua maglietta per promuovere il brand Milano.
Il caso Comune contro Dolce & Gabbana rischia di danneggiare quel brand e l'immagine di Milano?
«Conviene a tutti fare pace. Per il bene della città, soprattutto in un momento così difficile».
Intanto all'estero Milano ci fa una figuraccia.
«Sì ed è un danno molto grave. A Parigi, Londra, in Russia, ovunque, Dolce & Gabbana sono letteralmente venerati. C'è una vera e propria adorazione per loro e i loro campionari sono tra i più richiesti. Leggere sui giornali esteri questa storia non dà una bella immagine di quella che dovrebbe essere la capitale della moda».
Cosa farebbe se fosse nei panni del sindaco Pisapia?
«Alzerei il telefono, inviterei Domenico e Stefano a bere un bicchiere di vino e chiederei scusa. Quei due sono miti da coccolare».
Invece sembra che i toni della polemica siano sempre più aspri.
«Già, ma ricordiamoci che è una polemica nata dal nulla. Dolce & Gabbana non hanno mai chiesto passerelle al Comune. È stata solo una battuta infelice di D'Alfonso, una gaffe a cui sarebbe stato bene rimediare subito. Sfugge a tutti una frase sbagliata, basta chiarire immediatamente».
Ora cosa si rischia?
«Il pericolo è che la maison decida di sfilare a Roma. O a Parigi. O, peggio ancora, che decida di andarsene all'estero. Sarebbe un danno enorme».
Una settimana della moda senza D&G?
«Ecco, cerchiamo di evitarla. Tra l'altro mica stiamo parlando di due delinquenti. Sono brave persone, due veri gentiluomini. Pagano i contributi, creano tanto lavoro e fanno parecchia beneficenza. Insomma, due mosche bianche».
Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono anche tra i milanesi che pagano più tasse.
«Sono tra i primi posti fra i contribuenti d'oro di Milano. Quando ad essere ricche sono persone così, bisogna solo esserne contenti».
Insomma, secondo lei si poteva evitare una bagarre del genere?
«Mettiamola così. Siamo riusciti a formare il governo delle larghe intese. Vogliamo non superare equivoci di questo tipo nati sui se?. Direi che è davvero giunto il momento di abbassare i toni».
Invece ai due stilisti è stato perfino chiesto indietro l'Ambrogino d'oro ricevuto nel 2009.
«Non scherziamo.
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