Nel silenzio di una Milano deserta la voce risuona calda e rassicurante.
Anche Enrico Ruggeri sta rigidamente a casa in autoisolamento.
«Non è facile per nessuno. Siamo tutti così coinvolti dalla quotidianità frenetica che questa realtà ci è piombata addosso come una doccia fredda. Trovare il tempo utile è ancora più difficile quando si ha tanto tempo a disposizione. Bisogna andarselo a cercare e ricavarne il meglio. Forse è questo il momento giusto per le piccole cose, quello che doveva arrivare per leggere quel libro che avevi lasciato sul comodino da mesi, ascoltare quel disco che volevi goderti in pace, telefonare a qualcuno che non sentivi da tempo, aprire quel cassetto che avresti sempre voluto mettere in ordine. Proprio da quel cassetto potrebbe tornare a galla una parte della tua vita che avevi dimenticato».
Con quali occhi vede oggi la sua Milano?
«Milano è spettrale e disciplinata. Certo non si sentono quei canti dai balconi che risuonano nei vicoli di Napoli. A ciascuno il proprio Dna e Milano è sempre stata meno propensa a mostrare i sentimenti, ma è anche la Milan dal coeur in man. Lo si nota anche in questa occasione. Si stanno moltiplicando le raccolte di solidarietà e gli artisti sono sempre i primi a mettersi a disposizione».
Come presidente della storica Nazionale italiana cantanti ha invitato i suoi colleghi a raccogliere un appello?
«Milano è diventata suo malgrado il simbolo di una battaglia che dobbiamo vincere tutti.
Così la Nazionale cantanti ha messo a disposizione il proprio numero solidale - 45527 - per destinare i fondi raccolti all'aumento dei posti letto di rianimazione dell'ospedale Niguarda. Un sms e puoi donare 2 euro o dal fisso anche di più».
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