"Lavoro agile" in Comune e nei quartieri è deserto

L'attività da remoto rischia di peggiorare la situazione economica di molte attività

"Lavoro agile" in Comune e nei quartieri è deserto

Dall'introduzione del lavoro agile come consolidata modalità operativa per il personale del Comune e delle sue partecipate sino all'utilizzo degli spazi di coworking, passando per le prestazioni svolte in «nearworking», ovvero la possibilità di lavorare in un luogo vicino alla propria abitazione o domicilio. Sono le linee di indirizzo per l'Attuazione di proposte operative orientate al decongestionamento, alla riduzione degli spostamenti e a una migliore organizzazione dei tempi della città, approvate dalla Giunta. «L'obiettivo è avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione favorendo così lo sviluppo di quartieri non più dormitorio, ma con servizi e nuove attività commerciali con conseguente risparmio di tempo e di emissioni derivanti dagli spostamenti obbligati» spiega Cristina Tajani, assessore alle politiche del lavoro.

Due gli ambiti di intervento, a partire dall'adozione del Piano organizzativo del Lavoro agile che prevede la sperimentazione di una nuova flessibilità oraria in entrata e uscita, una nuova dotazione tecnologica e digitale per il personale e un monitoraggio dell'attività lavorativa per favorire una migliore qualità dei servizi. E la ricerca di nuovi spazi lavorativi.

«Il Comune si preoccupi di far funzionare lo smart working al suo interno - attacca il capogruppo di Fi Fabrizio De Pasquale - al momento sono 800 su 15mila i dipendenti dotati di un pc o di uno smartphone aziendale, ovvero dirigenti, assessori e il loro staff. Il risultato è che le pratiche edilizie, i permessi e le concessioni sono ferme. Così sono girate voci di furti di dati, ultimo quello dell'anagrafe degli anziani. Per quanto riguarda i nuovi tempi della città non si può pensare che gli unici che debbano modificare i propri orari siano i commercianti, mentre il pubblico, dalle scuole al tribunale agli uffici, non cambia. Non solo, la nostra città è dinamica, commerciale, con delle abitudini, penso all'happy hour o alla palestra in pausa pranzo, che non possono venire cancellate in un soffio. Sala decida che modello di città vuole».

Se la giunta sostiene così di rivitalizzare le attività commerciali dei quartieri più periferici, si dimentica di tutte le zone più centrali, che rischiano di diventare deserte. «Le singole politiche della Giunta Sala, senza una visione e senza un piano di rilancio occupazionale, rischiano solo di peggiorare la situazione - osserva Andrea Mascaretti, capogruppo FdI -. Passare al lavoro da remoto senza prima aver dato nuovo impulso all'economia cittadina vuol dire mettere a rischio migliaia di posti di lavoro. Chiudono le edicole, sono in crisi i tassisti e gli albergatori, chiudono i piccoli negozi per la concorrenza spietata dei colossi del web. Quando finirà la cassa integrazione incominceranno i licenziamenti, quando le banche chiederanno alle aziende di rientrare, arriveranno i fallimenti.

Se il Comune crea le premesse per la delocalizzazione del lavoro di ufficio anziché sostenere settori in grado di creare nuovi posti di lavoro in città, rischieremo di avere una città abitata da solo finanzieri, rider e disoccupati».

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