Maria Teresa Santaguida
Là dove c'era la fabbrica delle automobili più belle del mondo, ora c'è un comune tranquillo e ricco: case basse, strade larghe, verde ordinato. È Arese, e se ne sente parlare pochissimo, se non per il più mastodontico centro commerciale dei dintorni di Milano. La cittadina, ventimila abitanti, chiusa tra Rho, Garbagnate e Bollate, rivendica la sua diversità rispetto ai vicini e mantiene l'aria aristocratica di luogo «da vivere» degli ex dirigenti Alfa Romeo.
Ora al posto dell'azienda c'è l'avveniristico museo dell'Auto. E il Comune ha da gestire al meglio un surplus di cassa.
Non che i problemi non ci siano stati: Arese va infatti al voto domenica dopo aver avuto la prima amministrazione durata cinque anni dal 2009. Nel 2011, infatti, il sindaco Gianluigi Fornaro si dimise dopo due anni per essere incappato in un'operazione della guardia di finanza. Quindi il commissariamento e si tornò al voto nel 2012, ma la giunta non arrivò a ferragosto: il civico Pietro Ravelli cadde per una crisi di maggioranza. Fu un altro commissario a traghettare fino al 2013, quando è stata eletta la sindaca uscente Michela Palestra, ingegnera di 45 anni. Allora l'ondata renziana e la stanchezza degli aresini per anni di politica assente, fece schizzare la colazione che la sosteneva. Ora il vento è cambiato: nel Paese dilaga il populismo. La maggioranza uscente scommette che l'elettorato moderato - prevalentemente berlusconiani ed ex Udc, con un reddito medio fra i più alti della provincia - preferirà farsi rassicurare da ciò che già conosce. «La nostra ricetta è fatta di continuità e di un'alleanza ampia», suggerisce il giovane capogruppo del Pd locale, Luca Nuvoli. Già, perché ad Arese «il fronte repubblicano» lanciato dall'ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è già realtà: nella coalizione di centrosinistra sono infatti presenti ex membri di Forza Italia e una civica che pesca dal mondo delle professioni.
A controbattere c'è il centrodestra che presenta Vittorio Turconi come candidato sindaco e un'alleanza con Lega e Fratelli d'Italia. «La sicurezza è il primo punto: più telecamere e più investimenti», annuncia il capogruppo azzurro Andrea Miragoli, anche lui giovanissimo. Centrodestra che ha svolto in questi anni «un'opposizione costruttiva: «Abbiamo fatto prolungare gli orari della biblioteca, con una nostra mozione», ricorda il ventinovenne. Che dal punto di vista politico si troverà a gestire l'alleato Lega, opposto al nazionale: «Se sarà sul carro del vincitore è perché sta in coalizione con noi», afferma. E ricorda altri impegni per vincere: «Più polizia locale e più carabinieri per le strade, oggi impegnati quasi solo al mall».
Quanto al M5s la candidata è Michaela Piva: i «grilliaresini», come recita il loro portale, promettono di dare battaglia sulla «priorità delle spese». Per dire: i soldi ci sono, ma andrebbero spesi meglio. Alla sindaca uscente i grillini rimproverano infatti la «spersonalizzazione» della città, rimasta «senz'anima», dopo essersi concentrata sullo sviluppo commerciale.
Chiunque vincerà si troverà subito ad affrontare due questioni di prospettiva: come destinare una parte dell'area ex Alfa che sfiora il milione di metri quadri e come trarre vantaggio dall'Area Mind, il polo delle scienze della vita che sorgerà dove fu l'Expo.
Lì ci saranno sette facoltà universitarie, Human Technopole, un nuovo ospedale e un viavai di almeno 60mila persone al giorno. La richiesta dei primi cittadini dell'area è che Milano non fagociti come fece nel 2015. Ma saranno loro a doversi fare avanti, con progetti ragionati e attrattivi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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