Sifilide, gonorrea, condilomatosi, Hiv, fantasmi del passato sono tornati e sono più minacciosi di prima. È allarme per le malattie a trasmissione sessuale, le cosiddette MTS, che presentano sempre più casi a Milano e in Lombardia e che stanno crescendo di anno in anno. In maniera allarmante. Solo nel 2018 all'ambulatorio per le malattie a trasmissione sessuale di via Pace del Policlinico si sono registrati 450 casi, cui vanno aggiunti i 400 del presidio Malattie a trasmissione sessuale dell'Ats Città di Milano. Così la gonorrea che fa contare 200 infezioni l'anno, che vanno sommati alle 450 pazienti dell'ambulatorio di viale Jenner. Di cosa si tratta? Infezioni batteriche che possono portare a conseguenze molto gravi, per esempio per le donne in gravidanza, che si trasmettono con rapporti sessuali non protetti.
Desta particolare preoccupazione tra gli operatori la continua presenza del virus dell'Hiv tra la popolazione. «Il numero dei contagi da Hiv non è andato assolutamente diminuendo - spiega Gianmarino Vidoni, primario dell'ambulatorio del'Ats Città di Milano di viale Jenner - : preoccupa che il numero rimanga stazionario. Si parla di 425 nuovi sieropositivi nel 2018, con una conferma del trend dai dati del primo semestre del '19. A Milano, come avviene nei grandi agglomerati urbani d'Europa, si concentra il 60 per cento dei nuovi casi della Regione. Di questi il 97 per cento è a trasmissione sessuale. Il virus colpisce particolarmente la fascia tra i 25 i 40 anni, anche se recentemente vediamo anche over 45, che scoprono di essere sieropositivi nel momento in cui viene loro diagnosticato l'Aids. Questo significa che si tratta di adulti inconsapevoli, che non hanno mai fatto un test dell'Hiv e che non hanno mai pensato di avere comportamenti a rischio. Plausibilmente hanno infettato anche altre persone, senza saperlo».
Il centro di viale Jenner conta 9000 accessi l'anno, con un prevalenza al 65 per cento di uomini, di cui solo il 25 per cento dichiara di usare il preservativo. Diversi i fattori alla base della diffusione delle malattie a trasmissione sessuale che investe alla pari il mondo omosessuale ed etero: la disinformazione, l'inconsapevolezza e la bassissima percezione del rischio sottese a comportamenti a rischio. Non solo, se fino a qualche decennio fa nel mondo «MSM» («maschi che fanno sesso con maschi») c'era una grande attenzione a questi temi e informazione, ora è scemata. Il risultato è che si registra un aumento del 7 per cento della diffusione di queste malattie tra gli omosessuali, dove forte è anche l'«interferenza» della Prep, il farmaco riservato ai soggetti Hiv negativi, con comportamenti a rischio, che protegge dal virus, ma non dalle altre infezioni. Un esempio? «Sono venuti due giovani uomini sui 25-30 anni che hanno avuto due episodi di sifilide ciascuno, eppure il loro comportamento sessuale non è cambiato - racconta Vidoni-. Dietro c'è tanta disinformazione, per esempio ragazze che prendendo la pillola credono di essere protette dalle infezioni, Hiv in primis». Il fenomeno è molto più diffuso e preoccupante di quanto non si pensi tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l'allarme. Per monitorarlo Regione Lombardia ha introdotto l'obbligo di notifica, cioè di «denuncia» per queste infezioni più diffuse, gonorrea clamidia sifilide.
«Il fatto che la sifilide sia tornata - spiega Marco Cusini, responsabile del centro di malattie a trasmissione sessuale del Policlinico (centro di riferimento nazionale), che conta 300 accessi alla settimana - con un notevole aumento, passando dai 50 casi all'anno ai 450 accertati del 2018 deriva certamente da abitudini sessuali a rischio. Maggiormente colpiti i maschi omosessuali e gli Hiv positivi. Influiscono anche tendenze come il chem sex e il social dating. Attenzione però allarmanti sono anche i casi di condilomi e verruche genitali, portate da papilloma virus, che arrivano a 800 l'anno.
E anche se il virus HPV, nel 90 per cento dei casi, non è oncogeno, legati a questa infezione sono il cancro del retto, del pene, della cervice e della faringe».L'unico modo per arrestare il contagio è fare informazione di massa, a partire sì dalle scuole ma per arrivare a «colpire» tutta la popolazione, dal momento che siamo di fronte a una questione di salute pubblica.
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