Maxi tangente per la discarica I pm sulle tracce di un milione

Maxi tangente per la discarica I pm sulle tracce di un milione

Quanto costa ottenere una «spintarella» in Regione? Non poco. Più o meno un milione di euro. Ne sono i convinti i pm che indagano sulle presunte tangenti che l'imprenditore Pierluca Locatelli avrebbe pagato per ottenere il nulla osta dal Pirellone a realizzare una discarica di amianto nella cava di Cappella Cantone, nel Cremonese. Secondo la Procura, quei soldi sarebbero stati versati da Locatelli per finanziare i lavori in un scuola vicina a Comunione e liberazione, mentre a Rossano Breno (presidente a Bergamo della Compagnia delle Opere che si è dimesso ieri) e al suo ex vice Luigi Brambilla avrebbe pagato 185mila euro di finte consulenze e 25mila in contanti. Perché? Breno e Brambilla, per gli inquirenti, avrebbero fatto da mediatori con gli uffici regionali per il via libera alla discarica.
Ma l'indagine della Procura - che nel novembre scorso aveva portato all'arresto dell'ex assessore regionale Franco Nicoli Cristiani, accusato di aver intascato da Locatelli la prima tranche di una tangente di 200mila euro - punta a scoprire se dentro Palazzo Lombardia ci fosse un canale preferenziale per ottenere provvedimenti favorevoli in materia ambientale. E qualcosa, a quanto pare, la Procura ha già scoperto. Nel fascicolo aperto per corruzione dai magistrati, infatti, non ci sono solo Nicoli Cristiani, Locatelli, Breno e Brambilla. Ma anche altri nomi, tra funzionari pubblici e politici. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, ma nelle prossime settimane il Pirellone rischia di essere scosso dalla coda dell'ennesimo scandalo giudiziario.
Il punto di partenza restano le dichiarazioni di Locatelli, che è stato sentito diverse volte a verbale. Dopo aver raccontato di avere versato centomila euro e averne promessi altri centomila a Nicoli Cristiani, a gennaio l'imprenditore bergamasco avrebbe parlato del suo rapporto con Breno, e dei lavori da lui svolti gratuitamente per la scuola legata a Cl, e delle consulenze fittizie pagate agli ex vertici della Compagina delle Opere. Il quadro descritto dai magistrati, dunque, si sta allargato. E se la mazzetta a Nicoli Cristiani sarebbe servita a sbloccare l'iter burocratico per la discarica di Cappella Cantone, la mediazione di Breno e Brambilla avrebbe favorito il via libera politico attraverso una delibera ad hoc. Quella portata in giunta non dall'assessore all'Ambiente Marcello Raimondi né da quello al Territorio Daniele Belotti, ma direttamente dal presidente Roberto Formigoni. Perché - si chiede la Procura - il governatore si interessò in prima persona a una vicenda bergamasca cara a Comunione e Liberazione?
Per non farsi mancare nulla, ieri Palazzo Lombardia è stato visitato anche dalla Gdf di Seregno, che per conto della Procura di Monza sta indagando su un'altra storia di tangenti che sarebbero state versate per modificare il Pgt del Comune di Carate Brianza.

Un tassello marginale rispetto alla bufera che si sta abbattendo da settimane sulla giunta e sul consiglio, e che al momento non investe i pubblici uffici della Regione. Ma di questi tempi, basta poco a far tremare molti.

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