«Il mio amichetto piangeva, poi ho visto papà ucciderlo»

«Il mio amichetto piangeva, poi ho visto papà ucciderlo»

Nella casa ci sono i rumori di sempre. È sera. Sono in camera di Leandro, il suo amico. Giocano. Poi un grido. E ancora urla strazianti. Il piccolo ha paura, si mette a piangere e chiama il papà. Ma il papà è la paura, perché il papà è Victor Hugo Menjivar Gomez, che sta uccidendo Libanny Mejia Lopez - «Ynette» la chiamavano gli amici -, e ancora un attimo e verrà ad ammazzare anche Leandro, che ha solo tre anni e mezzo, sgozzandolo come un animale. Davanti a suo figlio, che di anni ne ha quattro, e ha già perso l'innocenza. E con le parole semplici dei bambini, racconta il terrore così come è in grado di immaginarlo. Ha visto il padre che si toglieva la camicia, e quella camicia era di «un colore rosso come il sangue della tigre».
L'ORRORE SCOLPITO
Il racconto del bambino - sentito in audizione protetta - è contenuto nell'ordinanza di convalida del fermo di Victor Gomez firmata dal gip Elisabetta Meyer. «La mamma di Denzel (è il soprannome di Leandro, ndr) piangeva molto e urlava. Anche io mi sono messo a piangere e anche Denzel. Io chiamavo il mio papà, Denzel chiamava la sua mamma \. Poi mio padre è venuto a prendere Denzel, che gridava molto, chiamava la sua mamma. Dopo ho visto che mio padresi toglieva la camicia, vi riponeva la spazzatura che sporcava la camicia di un colore rosso come il sangue della tigre». Ancora più della confessione del killer, scrive il giudice, sono le parole del figlio a rendere «palpabile l'orrore della vicenda» e a scolpire «in maniera granitica, ben oltre le ammissioni dell'indagato, la gravità del quadro indiziario».
LA SCINTILLA
Ma cosa scatena la furia dell'assassino? Lo spiega lui stesso agli inqurienti, e il verbale è riportato nell'ordinanza del gip. «Eravamo ubriachi e iniziamo a ballare con una musica in sottofondo. Ci baciamo sulla bocca, ma lei, pur accettando inizialmente il bacio, ha replicato con uno schiaffo, dicendomi che era amica di mia moglie e non voleva mancarle di rispetto. Perdo la testa anche per il mio stato confusionale e trovandoci nel corridoio tra il salotto e la cucina, vedo un coltello da cucina con lama di circa 15 centimetri e inizio a colpirla senza sosta anche per paura che dicesse a mia moglie che l'avevo baciata». Ancora, «non ricordo quanti colpi le ho inferto. Devo premettere che quando mi ha visto con il coltello in mano mentre la minacciavo, si è completamente denudata offrendosi sessualmente. Io in quel momento, offuscato dall'alcool, capisco che è uno stratagemma per salvarsi la vita e che poi avrebbe sicuramente detto tutto a mia moglie, la inizio a colpire con il coltello sino a provocarne la morte». Poi il killer sente piangere i bambini. Allora «vado in stanza e prendo Denzel, ma lui scappa e io lo inseguo. Una volta raggiunto, lo blocco e inizio a colpirlo con il coltello finché non capisco che è morto».
GLI ULTIMI ISTANTI
E come muore il piccolo Leandro è nelle parole di un operatore del 118 giunto nell'appartamento di via Segneri. «Abbiamo notato del sangue sparso sul pavimento, vicino al divano. La cucina, che era di colore bianco, era piena di schizzi di sangue.

Ci siamo diretti verso il bagno e lì abbiamo trovato il corpo del bambino vestito con un pigiamino a maniche corte. Era posizionato sul fianco sinistro di fronte al water, in posizione rannicchiata, con le mani raccolte sul petto come in posizione di difesa. Presentava un taglio che aveva aperto la gola da parte a parte».

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