Letizia Moratti si candida alla presidenza della Regione con il Terzo polo e dalle pagine di Repubblica strizza l'occhio al Pd che (per ora) le ha chiuso la porta in faccia. Per risultare più credibile a sinistra, ci tiene a «precisare» che è «sempre stata un civico, quando ho accettato responsabilità politiche» spiega al quotidiano che la definisce «indipendente», «l'ho sempre fatto mettendomi al servizio delle istituzioni come manager e amministratore». Eppure era il 13 dicembre del 2009, lo stesso giorno in cui Silvio Berlusconi fu aggredito in piazza Duomo da uno squilibrato, Massimo Tartaglia, quando Moratti - sindaco di Milano - salì sul palco per ritirare dalle mani del Cav la tessera del Popolo delle Libertà. La definì «una scelta naturale, presa in modo del tutto personale, che non limiterà la mia libertà». Allora, ammise persino che perdere l'indipendenza dai partiti non sarebbe stato uno svantaggio, «è il momento di mettersi in gioco e spendere la propria faccia. E mio nuovo impegno può riversarsi positivamente sulla città».
Non rinnovò la tessera a fine 2011, dopo la sconfitta alle Comunali contro Giuliano Pisapia, e l'ex coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani commentò freddamente che «forse la sua adesione era motivata solo dalla candidatura». Tant'è. Motivato dalla candidatura sembra anche il camaleontico cambio di registro nei confronti del centrodestra: il 26 ottobre, tredici giorni fa, l'ex assessore regionale al Welfare è andata in trasferta a Roma, formalmente per incontrare il neo ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini su Pnrr e strutture sanitarie, in realtà per cercare ancora sponde per la candidatura al posto di Attilio Fontana. Non è arrivata, e si è lanciata tra le braccia di Calenda e Renzi. E ora (riprendendo ancora Repubblica) sostiene che il centrodestra «non c'è più, c'è una destra-destra al governo del Paese, e a furia di alzare muri ci chiuderà tutti in un recinto». Da qui un appello anche al Pd.
A sinistra regna il caos. La mossa di Moratti e del Terzo polo «io la capisco anche - afferma il sindaco Beppe Sala - È un peccato, perché anche tra noi sindaci ci si era detto che era meglio guardare a Iv-Azione, quindi non è una buona notizia ma capisco la logica. Probabilmente non hanno visto nel Pd una voglia di appoggio, anche se dico che un dialogo è sempre utili. Se ci saranno tre candidati in campo però è una partita aperta». Ora «nel Pd localmente mi pare ci sia un'intenzione di primarie, però vorrei sentire il segretario nazionale Enrico Letta per capire». Un accordo con M5S invece ormai «è difficile, vogliono andare da soli». Osserva Calenda e Renzi «ufficialmente diranno sempre che vogliono vincere, ci sta, ma anche un buon risultato a loro va benissimo. Il Pd qui deve cercare di vincere».
Con chi? «Carlo Cottarelli difficile, mi ha detto cento volte che ci sarebbe stato se sostenuto anche dal Terzo polo - afferma - Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono? È sempre stato interessato, ma anche a correre su Brescia», per il consiglio regionale. Dopo l'uscita di Sala, dal Pd romano fanno filtrare che Cottarelli «potrebbe essere il candidato» mentre «Moratti è escluso». Continua pure il pressing su Sala, «sarebbe vincente ma il problema è convincerlo». Il sindaco ha più volte respinto l'offerta. Calenda ribadisce che il nome del Terzo polo è Moratti «ma siamo aperti a discutere col Pd».
Il senatore dem Alessandro Alfieri gli chiede di «azzerare la situazione e mettersi al tavolo», per il collega Franco Mirabelli sostenere Moratti «non sta né in cielo, né in terra». E il no a Moratti del vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano dopo la segreteria con Letta è tranchant: «Il Pd non insegue Calenda. Chiudiamola qui».
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