"Morti al Trivulzio, nessuna responsabilità dei dirigenti". Il pm insiste per archiviare

Sui decessi Covid la Procura ribadisce la richiesta di non andare a processo. Ma i comitati dei parenti delle vittime si oppongono

"Morti al Trivulzio, nessuna responsabilità dei dirigenti". Il pm insiste per archiviare

«Una condotta diversa da parte dei dirigenti del Pio Albergo Trivulzio non avrebbe potuto modificare l'esito» purtroppo drammatico delle morti per Covid tra gli anziani degenti. Non solo: «Un dibattimento non sarebbe in alcun modo utile, anche perché non porterebbe a un risultato diverso da quello attuale». Ecco perché ancora ieri in udienza il pm Mauro Clerici ha ribadito la richiesta di archiviazione dell'inchiesta per epidemia e omicidio colposi sui decessi durante la primavera del 2020. L'indagine è a carico del dg del Trivulzio, Giuseppe Calicchio, mentre la posizione dell'istituto è stata già archiviata dalla Procura in quanto si tratta di un ente pubblico. All'archiviazione si sono opposte le parti offese, tra cui l'associazione Felicita. Il gip Alessandra Cecchelli deciderà in merito probabilmente dopo Pasqua.

Tacciato dai legali delle parti offese di scarso coraggio e di non aver scavato a sufficienza, il pm ha sottolineato: «L'indagine sul Pat si è affiancata ad altre simili su altre Rsa, praticamente tutte si sono concluse con richiesta di archiviazione. Quella sul Trivulzio è però stata la più approfondita, vista l'importanza dell'istituzione. Sono emerse carenze, tuttavia nulla che dimostri il nesso di causalità tra la condotta dei dirigenti e i decessi. In particolare se mettiamo il caso in relazione con la situazione generale di inizio pandemia. E se consideriamo la rigorosa giurisprudenza in materia sanitaria. Ricordo ad esempio che nei primi periodi dell'epidemia le Rsa non disponevano neppure di tamponi. Né è stato possibile dimostrare il nesso causale tra mancato uso dei Dpi e decessi. Infine - ha concluso Clerici - l'incremento dei decessi al Trivulzio nel periodo oggetto di indagine è stato nella media delle altre Rsa e anche se sono emersi elementi suggestivi non significa che qui l'incidenza sia stata maggiore».

L'avvocato Vinicio Nardo, che assiste Calicchio, ha aggiunto una breve ricostruzione storica di quei giorni critici: «Fino a metà aprile 2020 le circolari ministeriali dicevano che i tamponi andavano fatti solo negli ospedali e non nelle Rsa. Poi sono arrivate le linee guida che prescrivevano di tracciare solo i pazienti sintomatici. Solamente il 17 marzo una circolare raccomandava la mascherina esclusivamente ai ricoverati con sintomi respiratori. Fino al 22 marzo gli stessi sanitari non erano tenuti a usare la mascherina, se distanziati. Le prime linee guida del ministero sulle precauzione nelle Rsa arrivano il 17 aprile». Siamo in piena ondata Covid e in piena ondata di decessi. L'avvocato Luigi Santangelo, che assiste Felicita, ha chiesto l'imputazione coatta per Calicchio e per un'altra dirigente.

In subordine che il gup ordini un supplemento di indagini e, in ultima istanza, di ritrasmettere gli atti alla Procura per nuove contestazioni sulla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. «Abbiamo grande fiducia che la giudice accolga la nostra richiesta di opposizione e di ottenere verità e giustizia», ha detto Alessandro Azzoni, presidente di Felicita.

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