Marylin, Superman, Babbo Natale, Freud ed Einstein, uno di fila all'altro. È la legge del pop: un poco di «stardust», di polvere di stelle, e il mito è fatto. Poco importa se sia un filosofo, un artista, una diva in carne e ossa o un personaggio dei fumetti. La grandezza di Andy Warhol, a venticinque anni dalla sua morte, sta tutta qui: nell'aver costruito, grazie alla sua arte seriale, le icone della modernità.
Icone pop, cioè popolari, capaci con pochi tratti e molto colore (non senza una cura maniacale del dettaglio tra cui la polvere di diamante usata in molte stampe) di sbaragliare l'immaginario collettivo e cambiarlo per sempre. E se oggi ricordiamo Marylin Monroe con i capelli gialli e il rossetto rosso smagliante, è anche per il successo planetario del ritratto di Warhol, artista capace di trasformare una celebre marca di zuppe pronte, la Campbell's, in un'icona del Secolo Breve.
Ha aperto i battenti al museo del Novecento la mostra «Andy Warhol's Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch»: le esposizioni su Warhol non si contano in giro per il mondo e anche in Italia, ma il fatto che questa inauguri nei giorni del Salone del Mobile è significativo. Andy Warhol è stato l'artista che più di ogni altro ha cercato la compenetrazione delle arti e la sua pop art è continua fonte di ispirazione e sfida per i design di oggi. E c'è da scommettere che i più giovani tra loro resteranno sorpresi non tanto dalle opere esposte - quasi tutte parecchio note - ma dal divertente allestimento della mostra. Ideato da Fabio Fornasari, ha eliminato del tutto i tradizionali pannelli e le classiche didascalie: i testi sono brevi, quasi dei flash che appaiono sui muri come dei pop-up, molto warholiani.
All'interno dei pop-up approfondimenti sulle opere, esposte come fossero in uno scaffale di supermercato, per rendere meglio l'idea di quell'arte - tutta da consumare, tutta da smerciare - che animava le opere di Andy Warhol. Laura Calvi, curatrice della mostra, ha selezionato alcune delle stampe più significative dell'artista provenienti dalla collezione Bank of America Merril Lynch: attraverso un percorso espositivo cronologico, si comincia dalle celebri serie di stampe tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta come «Campbell's Soup», «Flowers», «Sunset», fino a «Grapes» e «Space fruits», per arrivare ai «Mythis» con la famosissima Marylin.
Questa di Andy Warhol non è l'unica mostra che ha aperto al Museo del Novecento: nella sala Focus viene presentata una selezione della donazione Spagna-Bellora, con una ventina di opere di artisti collezionati dal gallerista Gianfranco Bellora sino alla sua scomparsa e ora donati al museo mentre negli Archivi del Novecento Roberto Cuoghi e Milovan Farronato hanno curato la collettiva
«Arimortis» con artisti italiani transitati nel Docva, Documentation Center for Visual Arts. Dettaglio non trascurabile: il Museo del Novecento, come a tutti i musei civici, sarà gratuito durante la Settimana del Design.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.