Nella capitale del Canavese tra affreschi e lanci di arance

Domani parte il celebre Carnevale che rievoca una sommossa medievale. Tanta festa e piatti memorabili

Roberto Perrone

Qualche immagine l'avrete vista di sicuro, in un film o in un servizio televisivo. Lo storico carnevale di Ivrea, da domani, sabato 10 febbraio, a martedì 13 invaderà le strade della capitale del Canavese con la sua famosa battaglia delle arance. Dal canto mio, Viaggiatore Goloso, Ivrea mi ricorda gli agnolotti Vecchia Eporedia pizzicati a mano della famiglia Vicina, originaria di qua ma trapiantata a Torino, (Casa Vicina, a Eataly).

Sulla strada, una leggera deviazione al Castello e Parco di Masino, splendida dimora che domina la piana del Canavese risalente ad Arduino, primo re d'Italia. Acquistato e restaurato dal Fai, fa sfoggio di saloni affrescati, camere per gli ambasciatori, appartamenti privati e terrazze panoramiche, tutto arredato con sfarzo.

In città, obbligatoria una sosta alla pasticceria Balla per la celebre Torta 900 creata dal fondatore Ottavio Bertinotti, gelosissimo della sua ricetta: base di due dischi al cacao, pasta simile al pan di Spagna, ma più soffice e leggera, farcita da una crema al cioccolato; spolverata di zucchero a velo a concludere. Terminiamo i preparativi per gli eccessi con la visita alla Cattedrale di Santa Maria Assunta dalla sua storia millenaria. Poggerebbe sul luogo dell'acropoli romana.

Sacro prima del profano del carnevale di Ivrea. La spettacolare battaglia delle arance (da domenica 11) che occupa per tre giorni le principali piazze della città, ne è l'aspetto più noto e coreografico, ma il suo fascino vero sta nel cerimoniale e nei suoi riti. Si comincia, domani, con la presentazione della Vezzosa Mugnaia, si prosegue con il corteo storico, poi va in scena lo spettacolo pirotecnico. Domenica sera il Teatro Giacosa, uno dei più belli d'Italia, ospiterà il Veglione in onore della Vezzosa Mugnaia. Il carnevale si riallaccia alla storia d'Italia, dalle sommosse medievali ai moti del Risorgimento, passando per l'epoca rivoluzionaria e napoleonica. E nel Risorgimento nasce il personaggio della Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa, che viene accompagnata dal Generale. Il copione è classico: un eroe solitario fa traboccare il vaso del malcontento popolare. Violetta, figlia di un mugnaio, si oppone allo ius primae noctis imposto dal sordido Marchese di Monferrato che affama la città. Lo uccide e scatena la ribellione. La Battaglia delle Arance ne è la rievocazione: il popolo, rappresentato da squadre di aranceri a piedi, combatte senza protezione contro i soldati del tiranno su carri trainati da cavalli. Loro indossano protezioni e maschere in ricordo delle armature. Al termine dei tre giorni di battaglia (9.000 quintali di arance, 9 squadre a piedi, 54 carri), una speciale commissione premia le squadre a piedi e sui carri che si sono distinte per ardore, tecnica e lealtà. Nel frattempo tutti, turisti compresi, su ordinanza del Generale, devono scendere in strada con il rosso «Berretto Frigio» simbolo della Rivoluzione francese.

Ma non si combatte solamente. Si mangia molto. Le fagiolate rionali servono i faseuj grass. Alla fagiolata del Castellazzo, la più antica, e l'unica inserita nel Cerimoniale, c'è un importante aspetto benefico: 1.500 razioni vanno ai bisognosi della città. Gli ingredienti delle fagiolate sono gli stessi: fagioli piccoli e striati cotti con i preive, cotiche di maiale arrotolate con spezie ed aromi; ossa di maiale e salamelle. Qualche numero: 7.100 kg di fagioli, 2.300 kg di cotenne, 3.900 kg. di cotechini, 400 kg di zamponi, 600 kg di ossa di maiale, 300 kg di lardello e 400 kg di cipolle. Il mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima, l'arrivederci al Carnevale viene dato in Borghetto, oltre la Dora, con polenta e merluzzo, tipico piatto di magro. E se ne vanno 1.200 kg di polenta, 900 kg di merluzzo e 1.100 kg di cipolle.

Per chi non fosse sazio o comunque volesse sedersi a tavola con tutti i crismi, c'è la cucina rassicurante delle Cantine Morbelli (tortino di cardi stufati alla crema di acciughe) e della trattoria ex Monferrato (insalata russa, vitello tonnato) o quella più creativa della Mugnaia (gnocchetti di patate allo zafferano con polpo, seppia e gocce d'aglio dolce).

Ottimi i vini di Ferrando (Carema ed Erbaluce), e i prodotti della Cascina Bonasera (torcetti, biscottoni). Per digerire il tutto, prima di ripartire, una grappa moscato riserva di Revel Chion. E da domani, quaresima e dieta (forse).

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