Matteo Forte, capogruppo e ora capolista di «Milano popolare», lei ha posizioni equilibrate sull'accoglienza e conosce molto bene la realtà dei centri islamici cittadini. Milano che deve fare oggi?
«Noi abbiamo sempre distinto i migranti economici e i rifugiati, e credo che dobbiamo farlo anche stavolta, con gente che sta scappando da un nuovo emirato islamico nato rapidamente dopo la dissoluzione di speranze suscitate anche dall'Occidente. Si deve accogliere, ma qui si apre un problema».
Quale problema?
«Sarà inevitabile coinvolgere realtà con affinità culturali ed etniche con queste persone. Il tema è: quali realtà sono state legittimate in passato? Sala dice sì all'accoglienza, Milano ha le porte aperte, ma rischia di commettere gli stessi gravi errori del passato, quando le realtà legate al Caim, cioè ai centri islamici milanesi, sono state coinvolte nell'accoglienza in Stazione centrale, e lo stesso centro di Cascina Gobba, sempre Caim, è stato aperto ai profughi. Questo non deve accadere. Sala dovrebbe sgomberare il campo da tutte le ambiguità che hanno caratterizzato i rapporti fra la sua maggioranza e certi mondi islamisti».
Quali ambiguità?
«I fondatori del Caim facevano il tifo per Jabhat al Nusra, e questi non erano solo i ribelli rispetto ad Assad, bombardavano i cristiani di Aleppo. Oggi i fondatori del Caim fanno il tifo per i talebani. Vogliamo coinvolgere queste realtà? È paradossale e pericoloso».
Cosa dicono dei talebani?
«Hamza Piccardo, con qualche opportuno distinguo, saluta i Talebani affermando che li accomuna a loro il valore della fede islamica. Si mostra ammirato per la loro opposizione all'Occidente colonizzatore e usa espressioni discutibili nei confronti di coloro che con l'Occidente hanno collaborato».
Proprio coloro che dovremmo proteggere e accogliere qui, insomma.
«Esattamente. Piccardo padre è fra i fondatori dell'Ucoii, il figlio è stato fondatore e coordinatore del Caim. Ho letto quell'intervento su La Luce, il sito che per la liberazione di Silvia Romano ha prodotto un video in cui le dava il benvenuto come Aisha, mettendosi in concorrenza con il più moderato centro di via Padova. Si torna al punto».
Cioè agli interlocutori?
«Vogliamo accogliere? Non usiamo il mondo che fa il tifo per coloro da cui scappano, il mondo che approvava la scelta di Giuliano Delnevo, combattente per il fronte islamista e siriano. La maggioranza di sinistra in questi anni ha legittimato proprio questo mondo».
Intende quelle moschee.
«Le moschee scelte nel Piano del Comune. Via Quaranta credo resti piuttosto attenzionato, poi c'è via Maderna, sul quale ci sono forti dubbi, essendo espressione di Milli Gorus, l'organizzazione turca che secondo vari governi europei è la longa manus di Erdogan».
Quello contro cui la sinistra protestava nei giorni dell'attacco turco contro i curdi.
«Certo. Draghi lo ha chiamato dittatore, e Draghi è sostenuto dal Pd, o sbaglio?».
Parliamo della consigliera musulmana Sumaya Abdel Qader. Lei non l'ha mai attaccata personalmente, ma che scelte ha fatto?
«Quando abbiamo votato a favore dei Curdi e contro Erdogan mi risulta non fosse in aula. Io ho massimo rispetto sul piano personale, e quando è stata insultata sono stato fra i primi a sostenerla. Detto questo, sono convinto che averla scelta sia frutto di ignoranza. La sinistra accusa gli altri di populismo ma il buonismo è una forma di populismo: c'è chi dice no a tutto, e chi dice sì a tutti i costi. Hanno detto sì senza approfondire la frastagliata realtà musulmana. C'è stata ignoranza, ma quando abbiamo denunciato queste cose, è stato anche opportunismo, voglia di tener buone comunità che si spacciano per quelle più numerose».
Ne ha parlato con Bernardo?
«Il centrodestra ha l'occasione giusta per smascherare il fatto che la Milano aperta sbandierata da Sala ha gravi profili di ambiguità, quando invece servirebbe il coraggio di prendere posizione su realtà inserite nel tessuto milanese.
Le dichiarazioni di antifascismo restano retoriche se non si vede quel fascismo islamico. In Francia parlano di islamogauchismo. E a Milano? Silenzio. Noi continueremo a parlarne. Anche il 4 settembre con Maryan Ismail alla festa popolare della nostra lista».
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