Il popolo della 90-91 è soprattutto un popolo stanco. Il filobus più temuto dai milanesi dopo le 22 diventa sostanzialmente un dormitorio: nei sedili in fondo, quelli meno visibili al conducente, almeno tre persone - fra cui una donna africana imbacuccata e piena di bagagli - riposano per circa due ore mentre la linea circumnaviga la città. Un ragazzo che veste in stile punk riesce a chiudere gli occhi per una buona mezz'ora rimanendo in piedi, mentre si appoggia al ballatoio semicircolare a metà del serpentone.
È un giorno infrasettimanale e il giro comincia in piazza Argentina. Nei pressi della pensilina almeno una cinquantina di persone attendono, molte sono sedute per terra. Salgono, ma la loro permanenza a bordo non sarà lunga: un paio di fermate, e all'altezza della stazione Centrale una squadra di 8 controllori è costretta a farli scendere: praticamente metà del filobus si svuota perché nessuno dei passeggeri ha il biglietto. Un buon 30 per cento dei passeggeri ogni giorno viaggia «alla portoghese causando un danno enorme all'azienda dei trasporti milanesi. Il primo problema «della 90» è infatti l'evasione, come conferma anche Atm.
Un'altra parte del popolo della 90-91 ha il cappuccio: sono soprattutto giovani, quasi sempre nordafricani, magri, jeans chiari e felpa scura; tengono spesso un cellulare in mano. Quasi sempre è un Nokia vecchio modello: niente internet, niente whatsapp, niente Gps. Salgono in gruppo all'altezza di viale Zara, scenderanno poi su viale Jenner: alzano la voce, parlano arabo. Ed è solo una delle almeno 10 lingue che si mescolano mentre il viaggio scorre.
Il filobus che percorre la circonvallazione - quello che buona parte dei milanesi ha paura di prendere dopo una certa ora - è uno dei più presidiati della città, insieme alla gemella 92 (dalla Bovisa a viale Isonzo) e alla 56 (dal quartiere Adriano a Loreto passando nel cuore del meeting pot di via Padova). Operative, nella notte, ci sono almeno 3 ronde da 2 uomini della Security: guardie giurate particolari con pistola e divisa da combattimento. «Quando la indossiamo pesiamo 5 chili in più. Ci è capitato di sventare un furto ma di non riuscire a rincorrere il ladro per questo», confessa uno dei vigilantes che, da mezanotte alle 6:45 viaggerà sulla circolare per provare a «fare da deterrente» a un'aggressione, un furto, una lite di quelle che raccontano la vita sul bus quando cala la sera. «Abbiamo sventato stupri, rapine e risse» spiega, con l'esperienza di uno che da almeno dieci anni si sente in trincea: «Prima facevo il carabiniere». Ha paura? «Sì, ma in servizio non bisogna cedere al panico. E in ogni caso siamo costantemente in comunicazione radio con la centrale di Atm». Il «Grande Fratello» dei mezzi di Milano si trova in via Monte Rosa e raccoglie anche le immagini di mille telecamere installate sui bus, 200 sui tram, 55 sui filobus e 90 sui treni. Senza contare le tre linee storiche della metropolitana, e la new-entry, la «lilla», che è interamente coperta da sistemi di sorveglianza.
Basta tutto questo? Forse no. Tanto che Atm è ancora alla ricerca di personale security: l'azienda vuole aumentare l'organico del 30 per cento arrivando a 150 persone.
All'altezza di via Serra, dopo l'ingresso di un gruppetto di eritrei che restano giusto un paio di fermate, l'autobus si svuota: stiamo per arrivare all'interscambio in piazzale Lotto. Cinque minuti di sosta in uno slargo sostanzialmente buio e pieno di anfratti. Agli angoli della via le immancabili prostitute. Non arriva la luce dei lampioni a illuminare le panchine sotto gli alberi e i passaggi di cose e persone rendono guardingo anche il più coraggioso viaggiatore metropolitano. L'umanità si fa più varia mentre si arriva alla stazione di metropolitana di Romolo: una delle più problematiche della città insieme a piazzale Lodi, altro interscambio. Non manca molto e il giro è completo: due ore di notte, ogni notte, tutta la notte. Da sempre. «Di giorno, col traffico può metterci anche tre ore e mezza» sorride un passeggero. Il popolo della 90 è anche lui: «Fino alle 9 la mattina siamo stipati su vetture vecchie e sporche: se sali sul mezzo per andare a lavorare è come non aver fatto la doccia». Girano ancora, oltre ai nuovi serpentoni verdi e neri, i vecchi filobus arancioni: «Vanno benissimo perché hanno meno tecnologia e si guastano meno» racconta un tramviere. Mestiere pericoloso: nel 2016 le aggressioni al personale di bordo sono state 106.
Ed è una conquista: nel 2010 erano state 219 (il calo è del 51,6%).Poco dopo è costretto a lasciare la sua postazione, aprire il vetro e scendere: c'è una bottiglia di vino vuota che ondeggia sul pavimento della vettura.
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