Gabriele Albertini, ex sindaco. Che dice, siamo alla fine della telenovela sul candidato?
«Spero, ancora un po' che aspettiamo bisogna sorteggiarlo come è successo con l'Agenzia del farmaco Ema, e non è un bell'argomento».
L'accordo su Andrea Farinet sembra quasi fatto, lo conosce?
«L'ho conosciuto molti anni fa, negli anni '80, era un giovane professore alla Sda Bocconi, seguii un suo corso post universitario di marketing e management per i mercati industriali quando lavoravo nella ditta Albertini con altri imprenditori e professionisti. I suoi insegnamenti mi furono utili in azienda. Mi fece un'ottima impressione come docente. Da allora ho avuto solo qualche frequentazione lavorativa e ci siamo forse incontrati quando ero sindaco. L'ultimo invece è recentissimo, poche ore prima dell'incontro con Berlusconi e Salvini».
Le ha chiesto un consiglio?
«Mi aveva scritto un sms, mi chiedeva un punto di vista perchè alcuni ambienti Fi lo avevano sollecitato a candidarsi. Gli risposi non saprei cosa consigliarti, tra un po' sorteggiano. Voleva mandare il curriculum a Salvini. Poi quando ho saputo che aveva visto sia lui che Berlusconi gli ho augurato buona fortuna».
Conferma la disponibilità a fare ticket?
«Sto cercando di tenere un profilo bassissimo perchè sembra quasi che stia cercando un incarico, che voglia darmi da fare, qualcuno mi attribuisce questo. Non sono pentito di non aver accettato l'offerta dei tre leader a candidarmi. Per correttezza e gratitudine, anche verso i milanesi che mi hanno scritto gli elogi funebri da vivo, mi sono offerto in subordine per un incarico minore. Ho detto, se sarà gradito dal candidato, quel quid di popolarità può essere trasferito a chi scegliete, sono qua. Mi ha infastidito l'equivoco innescato da chi dice che è il vorrei ma non posso».
Si riferisce a Fdi, credo.
«Mi sono offerto per un incarico minore perchè se un assessore si stanca prima di fine mandato viene sostituito, non cade la giunta. Ma tra i dirigenti della coalizione c'è chi ha detto altre cose che mi hanno sorpreso, sembrano di una illogicità anormale».
Quali?
«Sarei più noto del civico e quindi controproducente. Si fa l'accoppiata, i 2 consoli, o il tridente, proprio per quello. Un civico non può che essere meno noto. O è Bill Gates, e allora non si candida a Milano, o se è mediamente normale, come lo ero io nel '97, si chiamano i due per tirare il carro. Ma prima ero il dio del governo delle metropoli, la gloria di Milano, parole sentite in quei giorni, e quando mi offro come gregario per un noto esponente della destra divento una zavorra. Mi fa dubitare della coerenza concettuale di chi la pronuncia».
Forse Fdi puntava alla poltrona da vice?
«Vuol dire picconare la barca su cui si viaggia, se questa è la logica».
Siamo quasi a luglio, se sarà Farinet il prescelto, può ancora vincere la partita?
«La mancanza di notorietà è un limite, il sindaco uscente nella tradizione ha sempre un vantaggio e Beppe Sala ha una notorietà che tutti i sondaggi danno dal 94 al 100%. Tra i civici quello che ne aveva di più, Oscar di Montigny, era al 37%. Io stesso che posso definirmi un civico visto che sono in pensione da tre anni avevo l'80%, Maurizio Lupi ia 60%. Due mesi per sviluppare la notorietà sono pochi e agosto è praticamente cancellato, ma ci si può provare. Per questo, ribadisco, il ticket o il tridente sono ancora più utili. Cosa può accadere se c'è una persona nota che si espone accanto a una meno nota? Che uno tiri l'altro e i voti finiscano comunque alla coalizione. Ma ai leader dico di fare in fretta, non c'è più tempo da perdere».
Sono spuntate decine di papabili, perchè si è arrivati a questo punto?
«C'è una competizione per la leadership nazionale. Certe esternazioni fanno pensare che si parla ad Atene perchè Sparta intenda. A Milano tutti i candidati di Salvini sono stati impallinati, io stesso per molto tempo non sapevo se ero gradito anche a Berlusconi e Meloni, si era esposto solo Salvini e gli altri stavano zitti, il mio ex vice Fdi De Corato, che si era esposto in mio favore ha subito una reprimenda violentissima. Di Montigny credo si sia ritirato proprio per questo, voleva conoscere Berlusconi e Meloni e non l'hanno mai convocato. Un civico non è abituato al circo della politica. Ha atteso e poi molto dignitosamente si è tirato indietro».
Ha in mente altri nomi per la squadra?
«Quando rifiutai l'offerta feci a Giorgetti il nome del manager Fabio Minoli, che oltre ad essere disponibile è un civico con un passato in politica, poteva funzionare. Ma ogni volta che ho citato qualcuno gli ho fatto del male, lesa maestà, non ne faccio altri. Mi viene detto che tra i papabili c'è anche un primario impegnato nel sociale».
Che consiglio darebbe a Farinet, se sarà lui a sfidare
Sala?«Ora non do consigli a nessuno non avendo voluto dare il cattivo esempio parafrasando Fabrizio De Andrè. Se ci sarà una campagna insieme ci parleremo, disponibile ad aiutarlo se lui e i decisori lo vorranno».
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