Dopo lo shock produttivo coinciso col lockdown totale, si vedono segnali di ripresa, ma l'economia resta ampiamente sotto i livelli pre-Covid. Servono dunque «soluzioni strutturali e visione», in particolare sulle infrastrutture. Alessandro Spada da meno di due mesi è presidente di Assolombarda.
Presidente, qual è la situazione dell'economia?
«Dopo la lenta risalita di maggio, a giugno l'economia lombarda mostra un leggero miglioramento, ma rimane su livelli ampiamente inferiori al pre-Covid. Dobbiamo guardare avanti con ottimismo, anche se le incertezze davanti sono molte. Vanno affrontate passo dopo passo, purché lo si faccia velocemente».
Una proroga dell'emergenza è opportuna o sono strumenti che lasciate alla politica?
«È un tema della politica. Ci interessa capire quali misure saranno prese: diciamo che si deve fare presto, perché i mesi restano 12, alcuni siamo stati costretti già a perderli. Ora è tempo di rimettere in moto le leve della crescita. Noi auspichiamo più decisioni che annunci, rispetto a un passato di annunci e poche decisioni. O contraddittorie».
C'è il timore di licenziamenti di massa dopo agosto.
«La situazione del mercato del lavoro è critica, tra aprile e maggio la Cassa integrazione è esplosa: in Lombardia sono state autorizzate 295 milioni di ore, il 95% del totale 2010, picco nella grande crisi. Sul futuro non ci sono previsioni precise, ma è inutile creare allarmismi. Certo che con l'andamento dei mercati degli ultimi mesi, qualche ristrutturazione potrà esserci. La domanda non è più quella del 2019, ma da lì a prevedere scenari catastrofici ce ne passa. L'importante è non spostare le decisioni. L'emergenza sanitaria è finita, ora l'emergenza è economica. E servono gli strumenti giusti».
Quali?
«L'Europa, che in passato è stata criticabile, ci sta dando una mano. La risposta che ha dato alla pandemia, dopo un'esitazione iniziale, è stata molto decisa e mi riferisco anche alle misure che mette a disposizione col Mes e col Recovery fund. Un'occasione da non perdere, anche perché libera fondi da investire sul fronte sanitario. Usciamo dai tatticismi politici».
Le priorità?
«Un tema sono le infrastrutture. Quelle digitali in questi mesi hanno avuto grande importanza. Le infrastrutture fisiche hanno ne hanno altrettanta. E quelle del nostro Paese sono ormai datate e sono state a lungo trascurate. Ora serve un piano serio per modernizzarle, se vogliamo essere competitivi. Dobbiamo poter spostate le merci con facilità e connetterci all'Europa e con col resto del mondo grazie ai porti. Servono soluzioni strutturali e di lungo periodo. Anche manutenzioni, non solo quelle».
Manutenzioni e nuove infrastrutture?
«Occorre accelerare su tutto. Vediamo ad esempio cosa sta accadendo in Liguria e le ricadute sul turismo. Dobbiamo facilitare i trasporti sull'asse dalla Lombardia al Piemonte al Veneto fino a Porto Marghera. Da anni chiediamo un percorso in piena sicurezza dei trasporti eccezionali. E una viabilità efficiente verso Genova, con la Gronda».
In Lombardia in particolare?
«Un monitoraggio delle Provincie, dopo il crollo del Ponte Morandi, ha calcolato che il 30% delle opere ha bisogno di interventi urgenti. Per la Lombardia sono 877 interventi complessivi per un costo di 400 milioni. I nuovi interventi necessari sono tanti, penso per esempio al nuovo Ponte della Becca a Pavia, al ponte sul Naviglio a Robecco ai tre ponti sulla Milano-Meda. Oltre ad Annone, in Brianza, dove c'è un continuo rimpallo su un ponte da tempo pronto per essere inaugurato. Sono temi da risolvere una volta per tutte».
Milano?
«Milano è al quarto posto in Europa per la logistica, secondo il Regional Logistics Index. Secondo lo studio, la dotazione stradale e ferroviaria è tra i valori che ostacolano la crescita del settore rispetto ai competitor europei».
Serve un piano speciale per la Lombardia?
«Le misure speciali mi spaventano. A noi servono cose normali. I 36 miliardi del Mes sono un'ottima opportunità. All'Italia andrebbero 170 miliardi. Questo strumento si tradurrebbe in un più 0,5% di Pil nel 2021-2024. Sono aiuti che il nostro Paese deve essere in grado di sfruttare con proposte serie.
In Lombardia abbiamo sempre avuto la capacità di progettare crescere e raccogliere nuove sfide. L'unica cosa di cui abbiamo bisogno sono politiche responsabili, concrete e coerenti. Facciamole senza perderci in mille polemiche».
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