Il Pd ora testa Cottarelli per scalare la Regione. E Maran va in panchina

Posto in lista alle politiche per l'economista. Albertini esulta per il patto Renzi-Calenda

Il Pd ora testa Cottarelli per scalare la Regione. E Maran va in panchina

Esce Carlo Calenda entra Carlo Cottarelli (nella foto). L'economista sarà candidato alle prossime politiche con Pd e +Europa. Un profilo che il centrosinistra rispolvera in tutte le stagioni e su cui il Pd potrebbe puntare anche per le regionali. Il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani, «quasi premier» nel 2018 correrà in un collegio uninominale «sicuro», come è ritenuto quello di Milano centro o a Cremona, città di cui è originario e dove la sua presenza potrebbe spostare gli equilibri. Tra le fila del Pd sembrano sicuri di un collegio Lia Quartapelle, Antonio Misiani, Franco Mirabelli, Emanuele Fiano e la segretaria milanese Silvia Roggiani. A Roma potrebbe finire anche l'assessore meneghino Pierfrancesco Maran, schiacciato in una giunta costruita a immagine e somiglianza del sindaco Giuseppe Sala. Ma l'ascesa di Cottarelli rischia di eliminare un posto a tavola nel Milanese. Nonostante la credibilità che si è guadagnato, Maran rimane pur sempre una new entry a livello nazionale e per questo dovrà convincere la direzione a candidarlo in un collegio sicuro insieme a Quartapelle. Entrambi fanno parte di una corrente che spinge per l'ingresso di Maran, ma che non vuole rinunciare alla deputata originaria di Varese. L'alternativa è che gli venga assegnato un collegio tutto da guadagnare, dove sarà lui a dover fare la differenza. Per Maran c'è chi aveva ipotizzato anche una candidatura alla regionali con il rischio però di entrare in competizione con Pietro Bussolati, eletto al Pirellone nella circoscrizione provinciale di Milano e con cui l'assessore sarebbe costretto a incrociare le spade.

La questione sul candidato governatore rimane al momento congelata. Tra i dem c'è chi sostiene che l'investitura nazionale metta Cottarelli automaticamente fuori dai giochi. Altri invece sono convinti che il Pirellone sia solo il passo successivo. Guardano con attenzione agli sviluppi della situazione anche i grillini che non hanno mai gradito la sua candidatura. I più maliziosi non hanno potuto non notare lo «sgarbo» del Pd nei confronti di Azione. Calenda, infatti, aveva chiesto di scrivere il programma del suo partito proprio a Cottarelli. Il leader romano puntava su di lui anche per il Pirellone. Altrimenti, aveva detto al Salone del Mobile, Letizia Moratti potrebbe essere «un'ottima candidata».

Le politiche del 25 settembre saranno un test per il Terzo polo, nato dall'intesa tra Calenda e Matteo Renzi. In Lombardia Azione è alla ricerca del giusto equilibrio tra i militanti della prima ora e quelli che si sono aggiunti per strada. Come la ministra ex Forza Italia Mariastella Gelmini che con tutta probabilità sarà candidata a Brescia o a Milano. I renziani invece sono a caccia di professionisti e imprenditori in grado di contendere voti al centrodestra. E c'è chi parla di un «noto primario» di un ospedale della Regione pronto a scendere in campo con Italia Viva. La ministra mantovana Elena Bonetti sarà uno dei nomi di punta e non è escluso che le candidature lombarde possano essere impreziosite con la presenza dei big del partito, da Renzi a Ettore Rosato fino a Maria Elena Boschi.

Intanto il deputato Guido Della Frera e l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini si dicono «decisamente soddisfatti» per la nascita del Terzo polo: «Certamente daremo il nostro massimo contributo a Milano e in Lombardia». Albertini potrebbe così tornare in Parlamento, specie se accettasse di guidare la lista nel proporzionale nel collegio di Milano città. Il centrodestra lombardo intanto segue con attenzione quanto sta succedendo in Sicilia, dove il governatore Nello Musumeci non si ricandiderà. Forza Italia e Lega spingono per l'ex ministra Stefania Prestigiacomo che Giorgia Meloni non ha però intenzione di sostenere.

Ma tra le due partite per ora «non penso ci sia correlazione, poi vedremo strada facendo e come si chiude la Sicilia», assicura la coordinatrice regionale di Fdi Daniela Santanchè. «Noi siamo persone leali con gli elettori e con gli alleati conclude se gli altri non lo sono giudicheranno gli italiani».

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