"Il piano vaccinale? Come una catena di montaggio"

Perego, direttore di Ingegneria gestionale guida il team del Politecnico che supporta Bertolaso

"Il piano vaccinale? Come una catena di montaggio"

Alessandro Perego, direttore del dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico guida con Stefano Capolongo direttore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito il team di consulenti dell'Ateneo che sta affiancando lo staff del commissario per il piano vaccinale lombardo Guido Bertolaso. Che cosa c'entrano ingegneri e architetti con il piano? Cercando di mettere a punto una macchina perfetta per le vaccinazioni di massa che ottimizzi tempi e personale necessario per rispettare l'ambiziosa scadenza di sottoporre a profilassi 6,6 milioni di lombardi entro il 21 giugno. C'erano anche loro in Fiera lo scorso week end a monitorare i tempi dell'iter che si snoda tra accettazione, anamnesi, inoculo della dose e osservazione, cronometrando i tempi. Una sorta di «catena di montaggio» che deve essere studiata nei minimi particolari per poter essere replicata in tutte le strutture che saranno messe a disposizione dai vari Comuni, e che agisca con gli stessi meccanismi. «In Fiera abbiamo verificato e validato il dimensionamento dell'unità vaccinale massiva - spiega Alessandro Perego -. Tradotto: ragioniamo in termini di singola unità, un modello replicabile in qualsiasi struttura e numero. Sappiamo quanto medici, infermieri e amministrativi servono in una determinata superficie e con una determinata capacità produttiva. L'unità tipo sarà composta da 13 amministrativi, 12 medici e 12 infermieri su superficie di 1250 metri quadrati per una capacità di 2mila vaccini al giorno su 2 turni da 6 ore». In Fiera lavoravano 3 unità di questo tipo.

Qui entrano in azione gli architetti «che devono disegnare il lay out, ovvero immaginare il percorso che il cittadino deve fare tenendo in considerazione le logiche di flusso, evitando le attese e gli imbottigliamenti e per permettere di svolgere tutte la attività in sicurezza. Il dipartimento di Architettura coinvolto si sta anche occupando - racconta Perego - di studiare quali arredi ed elementi andranno comprati, razionalizzando i costi, per attrezzare le singole unità».

Il passaggio successivo consiste nel capire complessivamente quante risorse, umane e di strumentazione, servono per centrare l'obiettivo. Attenzione: non verranno costruite strutture ad hoc, ma si allestiranno edifici o spazi già esistenti e infrastrutturati quindi dotati di corrente, connessione internet, raggiungibili con i mezzi. «Così se per Milano si potrebbero ipotizzare 7/8 punti vaccinali massivi sparsi, diversa e più complessa - spiega Perego - l'applicazione del modello in altre parti della regione, come le valli o i piccoli comuni dove si ragiona in funzione della conformità del territorio, dei collegamenti, della densità e della tipologia di popolazione. Se l'ingegneria gestionale aiuta nella progettazione e ottimizzazione di un sistema complesso, l'architettura nel disegno e nell'ubicazione degli spazi». I nodi da sciogliere? «La complessità del lavoro dipende dalla carenza e variabilità dei dati, in primis la disponibilità delle dosi di vaccini e il tipo di vaccino che verrà utilizzato a seconda della popolazione target, e dalle varianti da considerate contestualmente. Vi saranno decine di unità che devono essere rifornite per vaccinare in tempi rapidi e nella corretta sequenza la popolazione. Sarà necessario un algoritmo di ottimizzazione e controllo dei flussi».

Algoritmo che deve fare i conti anche con le persone: è prevedibile che gli anziani richiedano più tempo per l'anamnesi o che un medico sia più veloce di un altro. Se si allungano troppo i tempi della catena si rischia di far sballare i conti...«Su una scala sufficientemente ampia, come questa, le variabili si compensano».

Marta Bravi

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