"Porto sul palcoscenico un centravanti chiamato Gioànn Brera"

Sabina Negri e l'attore Bebo Storti rievocano il maestro che accostò la letteratura allo sport

"Porto sul palcoscenico un centravanti chiamato Gioànn Brera"

Una piéce e un omaggio, una dichiarazione d'amore per un uomo di talento ma anche per una terra, la Bassa padana, nella quale attingere storie, vocaboli, cibi e bevande. Prima di tutto questo, un richiamo spirituale: perché spiega Sabina Negri, autrice di Gioann Brera l'inventore del centravanti in scena al Teatro Manzoni in data unica domani (ore 20.45, ingresso 15 euro) - «Giovanni sarà lì con noi domani sera, ad ascoltare e perfino a degustare». La piéce che la vulcanica e affascinante drammaturga originaria di Maleo porta sul palcoscenico insieme all'attore milanese Bebo Storti è il riadattamento di un testo nato nei primi anni Duemila, andato in scena per la prima volta con Cochi Ponzoni. Molte cose sono cambiate, nel frattempo: «Innanzitutto la mia conoscenza di Brera si è approfondita - rivela Sabina Negri - così come abbiamo sviluppato l'impianto scenico, e anche le musiche. Con Cochi si alternavano i racconti alle canzoni di Giorgio Gaber, ora con Bebo siamo passati a quelle di Enzo Jannacci, di cui Bebo era grande amico. Sul palco, con noi, i musicisti e arrangiatori Simone Spreafico alla chitarra e Luca Garlaschelli al contrabbasso». Le cose sono cambiate anche nel mondo e, come no, anche in quello sportivo, al quale Giovanni Brera «giunse come un marziano: perché quando lui inizio a scrivere di sport la divisione tra giornalisti seri e scrittori di sport era netta. Lui per primo avvicinò la letteratura allo sport, al ciclismo prima e al calcio poi. Scrisse con passione commovente di Fausto Coppi, ma anche del calcio nel suo periodo più bello e poetico. Il suo cuore batteva per il Genoa ma più di una simpatia la provava per l'Inter. Bebo Storti, da interista sfegatato aggiunge così ricordi personali, raccontando partite memorabili con straordinario potere immaginifico. Quelle partite te le fa proprio vedere». Oggi la cronaca sportiva vive di enfasi un po' kitsch, allora la chiave di narrazione di Gioann era l'epos. Giovanni Brera fu il primo a coniare espressioni memorabili: «A lui si devono formule come centravanti, Bonimba per Bonisegna, palla gol, cursore, uccellare, Abatino per Rivera, melina, Rombo di Tuono per Riva. E vorrei anche ricordare - conclude sorridendo Negri - che fu lui a battezzare Silvio Berlusconi come il Cavaliere. In fondo, anche lui è un centravanti di sfondamento». I racconti su Brera sono anche evocativi del suo secolo breve, il Novecento: «La vita di Brera è corsa parallela a quella del Novcento, vi si è immersa totalmente spiega Sabina Negri Si parla dei tempi della guerra, quando Gioann, giovane aspirante giornalista, fu arrestato perché aveva scritto un articolo contro Mussolini su un giornaletto fascista chiamato 'La Folgore'. Si parla della sua passione per il cibo, del suo ultimo pranzo (prima del fatale incidente automobilistico) al Ristorante del Sole a Maleo, di quel sublime ragù d'oca dopo aver assaggiato il quale, si disse avesse confidato Brera, si può anche morire».

E a proposito di cibo, dopo lo spettacolo nel foyer del Teatro Manzoni si potrà degustare un risotto alla milanese in omaggio al grande giornalista lombardo: ai fornelli i giovani chef della Federazione Italiana Cuochi, che raccolgono donazioni per la ristorazione collettiva a beneficio dei terremotati.

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