L'albanese Albert Dreni è morto a 18 anni appena, dopo undici giorni trascorsi nel reparto di rianimazione della clinica «Humanitas». Senza mai riprendere conoscenza. Senza mai risvegliarsi dal coma cerebrale in cui era piombato. L'unica sua colpa, la sera del 3 luglio scorso, era stata quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come ha ricordato ieri mattina il dirigente della squadra mobile di Milano, Lorenzo Bucossi. Un bravo ragazzo, Dreni. Un lavoratore. Intervenuto per mettere in salvo un amico che, sul tram, in via Castelbarco (Porta Ludovica) quella notte era stato preso di mira ingiustamente da una gang di sudamericani ubriachi, affiliati della banda di latinos MS13 (Mara Salvatrucha) e alla caccia di appartenenti alla banda dei loro rivali «storici», i Barrio 18.
Gli investigatori della sezione «criminalità straniera», guidati dal commissario capo Paolo Lisi, in questi mesi hanno fatto l'impossibile per fare giustizia, per riscattare la memoria del giovane albanese, gran lavoratore, arrivato in Italia su uno dei tanti barconi della disperazione, vittima di un destino feroce e per troppi versi inaccettabile. Per questo i poliziotti non hanno dato tregua ai componenti dai latinos responsabili, quella notte, della morte del povero ragazzo e del gravissimo ferimento di un altro salvadoregno 21enne, quasi sgozzato e «salvato» solo grazie a un'operazione chirurgica conclusasi con 120 punti di sutura. Così, dopo aver arrestato, qualche giorno dopo il fattaccio (l'8 luglio) due clandestini - il 21enne Arturo Mauricio Sanchez Soriano, detto Peludo e il 20enne Omar Antonio Velasquez detto Chukino - e aver «ingabbiato» altri 11 soggetti della banda ad agosto, ieri all'alba hanno catturato altri due pericolosissimi affiliati dell'MS13 coinvolti nell'omicidio dell'albanese. In manette sono finiti due clandestini - Martinez Martinez Jairo Oswaldo detto Carnal, 21 anni il prossimo aprile, incensurato, residente a Garbagnate Milanese e il 19enne Ponce Torres Alfredo Ezequiel soprannominato Brujo, pregiudicato, di Lambrate.
Brujo scarcerato da poco, circa cinque mesi fa era stato arrestato per rapina aggravata. Entrambi sarebbero contigui a una cliqua (in spagnolo «cricca», ndr) della MS13 di Milano, frequentata da affiliati e non. Per loro l'accusa è di concorso in omicidio. Il 3 luglio scorso i due «hanno concorso materialmente all'aggressione di Albert Dreni con calci e pugni, tirandolo giù dal tram 15 e immobilizzandolo» ha spiegato Bucossi.
Quella sera Chukino e Peludo erano usciti di casa armati: il primo con un taglierino da muratore, l'altro con un coltello a serramanico. Volevano passare la serata alla discoteca «Lime Light» che la domenica pullula di sudamericani. Tuttavia la security del locale li aveva riconosciuti come pandilla (il sostantivo per indicare le bande di latinos, ndr) e non li aveva fatti entrare.
Il gruppo era rimasto in zona, in via Castelbarco, davanti alla discoteca e quando è passato di lì un salvadoregno di 21 anni lo hanno accerchiato chiedendogli con insistenza se facesse parte della Mara Salvatrucha MS13 o degli avversari del Barrio 18.Secondo i risultati dell'inchiesta della Mobile Chukino lo avrebbe ferito al collo, all'addome, alla schiena e alle braccia: era per lui che erano stati necessari 120 punti di sutura.
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