La Regione con le imprese: "Chiediamo danni al governo"

Fontana sicuro. E il commercio valuta la "class action". Il Pd attacca sui vaccini anti-influenzali non utilizzati

La Regione con le imprese: "Chiediamo danni al governo"

Lombardia arancione. Da oggi possono riaprire i negozi che erano stati costretti a interrompere la stagione dei saldi praticamente al via. Ma lo stop è costato caro, «almeno 600 milioni in Lombardia, ed è una stima prudenziale» denuncia Confcommercio che chiede «che le imprese vengano risarcite. Non ci interessano le polemiche politiche ma i fatti: decine di migliaia di negozi hanno subito un ulteriore stop che, per quanto riguarda l'abbigliamento, è arrivato nel pieno dei saldi. Ma parliamo di un blocco forzato per tanti comparti, dai negozi di arredamento ai mercati non alimentari, agli estetisti, solo per citarne alcuni. Chi ha sbagliato paghi». Presenta lo stesso conto (600 milioni) Confesercenti Lombardia che sta meditando di avviare una class action. «Dopo 11 mesi di sacrifici scopriamo che ci sono stati errori di calcolo. Non vogliamo entrare nella diatriba tra Regione e ministero, ma servono dei ristori aggiuntivi» avverte il presidente Gianni Rebecchi. E il governatore Attilio Fontana, che ieri ha convocato una conferenza stampa con la vice Letizia Moratti, ribadisce la correttezza della Regione e assicura che sarà al fianco delle imprese: «Alla prossima riunione della Conferenza delle Regioni chiederò al governo che nell'ambito del prossimo scostamento di Bilancio autorizzato dal Parlamento venga inserita una somma pari al danno che le nostre categorie hanno subito per effetto della chiusura».

Fontana si dice «veramente indignato» per «le false notizie che sono offensive nei confronti della Lombardia e di chi ci lavorano, c'è una rappresentazione non veritiera dei fatti. Se la Lombardia torna in zona arancione lo deve a noi che abbiamo contestato i conteggi fatti dal governo. Quando Speranza mi chiamò per chiedermi l'assenso sull'ordinanza che ci collocava in zona rossa chiesi un confronto per capire le motivazioni della discrasia tra i dati. La Moratti chiese una sospensione di 48 ore per i confronti tecnici ma fu negata. Allora fui costretto a presentare ricorso al Tar per individuare le motivazioni». E per arrivare al cambio di colore «noi non abbiamo mai rettificato i nostri dati, ma risposto ad una richiesta che veniva dal ministero. Questa è la ricostruzione storica che saremo pronti a dimostrare in ogni sede. E non rinunciamo al ricorso, andiamo avanti per acclarare veridicità giudiziaria in maniera chiara e lo allargheremo, impugnando il verbale del Cts, della cabina di regia e l'ordinanza nella quale si afferma che c'è stata una rettifica di dati da parte di Regione. Non è assolutamente vero. Da parte nostra c'è sempre stata la massima disponibilità a collaborare ma fino ad un certo punto, quando veniamo accusati ingiustamente non ci stiamo più». Moratti incalza: «Mi sono insediata da una decina di giorni e mi sono accorta subito che c'erano dati non coerenti. Una sospensione di 48 ore ci poteva permettere di avere un confronto leale, aperto e tecnico per verificare se la Lombardia doveva essere in zona rossa, dal ministro c'è stata chiusura. Sarebbe bastato un confronto di 48 ore».

La sinistra intanto insiste nelle polemiche. E l'ultima riguarda circa 900mila dosi di vaccini anti-influenzali (valore 10 milioni di euro) che sarebbero «avanzate» nei magazzini.

La questione, secondo il TgLa7, risulterebbe da alcuni di Palazzo Lombardia. E il Pd attacca: «Dieci milioni che avremmo potuto spendere meglio che non in dosi, peraltro strapagate, che dovranno essere buttate». Ma la campagna è ancora in corso, e non c'è una rendicontazione definitiva.

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