"Rischi in grandi eventi però questa malattia non è preoccupante. E la Omicron scenderà"

Il professore del San Raffaele rassicura "Ma chi vuole, fa bene a proteggersi ancora"

"Rischi in grandi eventi però questa malattia non è preoccupante. E la Omicron scenderà"

Massimo Clementi, docente e direttore del laboratorio di virologia e microbiologia del San Raffaele, qual è la situazione del Covid?


«La variante Omicron sta sostituendo tutte le precedenti, facendosi carico di queste ondate. Le varianti sono mutazioni e quando se ne sviluppa una più replicativa, dà un vantaggio al virus e sostituisce le altre. Adesso ce ne sono due, la 4 e 5, che hanno sviluppato cariche virali molto alte e interessano per lo più le alte vie aree. Ma è un copione già visto».


Un aumento fisiologico?


«La maggiore diffusione arriverà a un massimo e poi decrescerà. Io credo entro fine luglio. Questo non ci dà garanzie su quel che accadrà in autunno. Ci saranno vaccini riformulati sulla varianti, che daranno protezione maggiore soprattutto alle categorie a rischio e con comorbilità».


Quel 20-25% di positivi non deve preoccupare dunque?


«No, perché non c'è proporzione fra nuovi infetti e ricoveri generati dall'infezione - non pazienti che si infettano in ospedale. Da quando è entrata Omicron, le forme che osserviamo sono meno patogene, con meno mortalità e meno ricoveri. Ora c'è una ripresa delle infezioni, ma non proporzionale a un incremento dei ricoveri ospedalieri, che è modesto. Non si vedono quelle forme gravi che ci hanno spaventato nella prima fase».


Ma d'estate non si osservava un calo dei contagi?


«Questi Coronavirus non temono il caldo anche se dà loro fastidio l'irraggiamento da ultravioletti. Possono circolare anche in periodi non abituali. Nel 2009 era stata etichettata come pandemia un'influenza inizialmente detta suina, partita dal Messico e diffusa d'estate. In 2-3 mesi si risolse».


Sui vaccini, stiamo aspettando indicazioni?


«Sulla quarta dose, il ministero ha dato indicazioni, seguite parzialmente, che la suggerivano a fragili o anziani, oltre gli 80 anni. I vaccini usati finora, erano fatti col primo coronavirus, ma si è visto che gli anticorpi attivati proteggono comunque, al 70% dal ricovero e dalla mortalità. Avere un vaccino specifico per Omicron darebbe chances maggiori. Le aziende hanno confermato che sarà pronto presto e che sarà bivalente: darà protezione per la forma iniziale e la Omicron. Sarà un vaccino per l'inverno. Non si sa bene per chi».


E il «vaiolo delle scimmie»?


«Si è presentato in qualche decina di casi in Lombardia. Non pare preoccupante, la malattia passa da sola. Era considerata una zoonosi, un'infezione virale trasmissibile dall'animale infettato. Ora si sono visti casi di infezione interumana, ma normalmente si risolvono in 1-3/4 settimane, senza terapia specifica. Certo, si pensa che queste infezioni possano essere favorite da alcun eventi con partecipazione di persone provenienti da diverse parti del mondo».


C'è un vaccino?


«Se ci fosse necessità, sì. Tecnicamente il vaccino contro il vaiolo è efficace, poi potrebbe esserci una vaccinazione specifica, ma con così pochi casi...».


Esistono isolamento o quarantena?


«Occorre evitare il contatto con altre persone. L'infezione si trasmette dalla cute infetta, col liquido presente nelle vescicole e anche con le secrezioni corporee, mentre non ci sono notizie certe sulla trasmissione sessuale».


Si può stare tranquilli insomma.


«Sì, i casi sono così limitati che infettarsi è improbabile come vincere al Superenalotto. È chiaro che, nel momento in cui ci siano grossi eventi, il rischio può essere maggiore».


Tranquilli anche col Covid?


«Leggo polemiche sulle misure. Ora, è vero che conviviamo con centinaia di virus presenti nella popolazione, e non per questo ci proteggiamo, però non c'è l'obbligo di non usare la mascherina. Se qualcuno si sente più sicuro può farlo. Vedevamo un tempo i turisti giapponesi, forse più per lo smog che per ragioni di igiene, ma si può fare. Scegliere più attenzioni va bene».


E fa risparmiare un po' di soldi alla sanità pubblica.


«Se considera che l'influenza stagionale in questi anni è praticamente sparita, sì, a patto che si faccia educazione sanitaria. Ero un giovane medico quando si scoprì l'Hiv, e andavo nelle scuole a dire come si trasmetteva. Quello è un esempio di educazione sanitaria che ha dato i suoi frutti.

Molti hanno capito che era finita l'epoca dei comportamenti liberi senza responsabilità. La trasmissione aerea del Covid è più subdola, ma i comportamento sono importanti. Gli ultimi due anni ci lasciano questa consapevolezza».

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