Se la Milano del calcio stenta in campionato, quella del football americano ha instaurato una dittatura. Sabato, a Vicenza, Stadio Menti (Kick Off ore 21, diretta su Fox Sport dalle 20.45, con telecronaca di Roberto Gotta) andrà in scena il primo Italian Bowl tutto meneghino, al culmine di una stagione dominata dalle compagini milanesi. Da una parte, i campioni d'Italia in carica dei Rhinos Milano, imbattuti da 25 partite; dall'altra, i cugini dei Seamen, la rivale più in forma, età media 25 anni, ovvero il futuro è dalla loro parte. Pur cambiando nome, da quando fu istituito nel 1981, l'atto finale del campionato italiano ha già incoronato, per cinque volte, i Rinoceronti e per due i Marinai, questi ultimi, oltretutto, alla quarta finale degli ultimi cinque anni. Dopo il boom dei primi anni Ottanta e la successiva crisi, il football americano, in Italia, ha saputo rinascere dalle sue ceneri, facendo ripartire un movimento che vanta un buon numero di appassionati, anche se non è facile, al giorno d'oggi, allestire squadre competitive considerando pure le manifestazioni europee (i Rhinos sono vicecampioni di EFL avendo perso di misura, per 29-20, lo scorso mese, contro i Black Panthers di Thonon). Una stagione costa, in media, sui 130 mila euro a società, con introiti che coprono, a malapena, un terzo di questo budget (quando vanno in trasferta, rinunciano a dormire in albergo la sera prima per non pesare sui conti, come ha raccontato, l'altro giorno, la Gazzetta). Il resto è pura passione dei soci (e di qualche sponsor) che finanziano di tasca propria il giocattolo. La beffa, poi, è che le due squadre milanesi non possano vantare nemmeno un campo in città, costretti a peregrinare nei paesi limitrofi, tifosi compresi (i Rhinos hanno fatto la semifinale a Limbiate, mentre le partite casalinghe le giocano a Pero). Quella di sabato è la finale che tutti sognavano, un biglietto da visita importante, non solo per la Fidaf (Federazione che tanto bene sta facendo per rilanciare tutto il movimento), ma anche per chi non è direttamente tifoso di una delle due formazioni. I Rhinos, vittoriosi in semifinale contro i Giants Bolzano per 56-26 (dopo essere stati sotto per 14-0), possono vantare un attacco stellare, guidato da quel TJ Tylor che sta, fatte le dovute proporzioni, ai Rhinos Milano come Messi sta al Barcellona e al campionato spagnolo. Quando riceve l'ovale, TJ può lanciare con precisione o correre per 80 yards (vero Giants?) ed andare veloce in TD come un Frecciarossa. E consegnare la palla nelle mani sicure dell'oriundo Nick «The Fury» Ricciardulli. Due armi che coach Chris Ault sa come sfruttare al meglio, anche se sono i Rhinos nel loro complesso a fare paura (miglior attacco e difesa del torneo). Eppure, i Seamen di coach Tony Addona sanno di potersela giocare, al di là della sconfitta patita in regular season (26-10), anche per vendicare il derby perso, per un solo punto, nella semifinale 2016. Soprattutto se i «blue navy» potranno contare sulla forma di Stefano Di Tunisi autore di tutti e 27 i punti con i quali i Seaman hanno sbancato il campo dei Panthers Parma guadagnandosi l'accesso alla sfida che vale il titolo dello «spaghetti football». Nella presentazione della finale hanno parlato il presidente dei Seamen, Marco Mutti, e il vicepresidente dei Rhinos, Matteo Pella. «Ci sono relazioni personali tra le due squadre ha confessato Pella ma quando si è sul campo conterà solo la rivalità sportiva. Di sicuro il nostro coaching staff non dovrà fare alcuna fatica per motivare i giocatori. I valori sono davvero vicini. E' il classico match da 50 e 50».
«Noi siamo sempre motivati gli ha risposto Mutti soprattutto dopo la semifinale con i Panthers vinta in rimonta. Quella di sabato prossimo sarà una partita assolutamente speciale. Chi è favorito? Noi non partiamo mai sconfitti». Di certo, vincerà la Milano del football americano. O si dovrebbe dire la provincia di Milano?
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