Decine di afghani in fuga raggiungeranno Milano con lo status di rifugiati. Quale sarà la loro nuova casa però ancora non è dato sapere. Il sindaco Giuseppe Sala ha comunicato che Palazzo Marino, su richiesta della Prefettura e con l'aiuto delle associazioni, è già a lavoro per individuare «spazi adeguati» dove ospitare chi scappa dall'Afghanistan. «Non possono essere luoghi improvvisati» dato che «devono essere dotati dei servizi minimi adeguati per l'accoglienza». L'allusione tra le righe è alla proposta del suo sfidante, il candidato del centrodestra Luca Bernardo, che ieri aveva suggerito saggiamente di sgomberare gli almeno 15 centri sociali presenti a Milano per fare posto ai rifugiati. Dal Torchiera al Macao, passando per il Lambretta e il Leoncavallo: di «spazi adeguati» in città ce ne sarebbero eccome, ma sia mai che vengano sfrattati gli ultrà rossi dalle loro residenze illegalmente occupate. Siamo alle solite: quando c'è da ammiccare a loro il sindaco non si tira mai indietro. Tempo fa li aveva perfino definiti spazi dove trovare produzione culturale alternativa a basso costo. Sì, per loro, che non pagano le tasse. L'idea di Bernardo ha fatto allora subito sobbalzare dalla sedia il centrosinistra, con tanto di replica dell'assessore alla (in)Sicurezza Anna Scavuzzo che parla di «boutade elettorali». E non poteva mancare la presa di posizione di Milano Unita, la compagine capitanata dall'assessore Paolo Limonta che più di tutti rappresenta i centri sociali. «Appoggiamo con forza la disponibilità del sindaco», dicono i compagni. E fin qui ci mancherebbe, ma guai a parlare di sgomberi. Per loro, quelle di Bernardo sui centri sociali «sono stupidaggini» di un centrodestra che addirittura «foraggia l'industria delle armi senza aprire gli occhi sulle drammatiche conseguenze di ciò che la violenza provoca». Insomma, uno gli indica la luna e loro guardano il dito. Ma lo fanno consciamente, con la furbizia di chi sa che il tuo rivale ha centrato il punto. Bernardo, infatti, ha sottolineato quanto sia importante che anche Milano faccia la sua parte, assicurando come pure il Fatebenefratelli dove lavora ha già dato disponibilità ad accogliere. Ma poco importa a Limonta e compagni, basta che non si parli di centri sociali.
Per l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato «giusto ospitare i profughi che scappano, ma Sala ci dica subito dove ha intenzione di accogliere queste persone. In quali centri? Con quali risorse? Per quanto tempo?». Domande lecite. D'accordo con Bernardo anche il commissario provinciale della Lega Stefano Bolognini: «Condivido la sua idea di sgomberare i centri sociali per far posto non solo agli afghani che hanno collaborato con i nostri soldati, ma anche ai tanti milanesi che ne avrebbero bisogno». Infatti, «ci sono troppi luoghi pubblici occupati illegalmente da giovani sbandati rincara la dose Bolognini - che invece andrebbero riqualificati e destinati alla città sotto forma di biblioteche e centri di aggregazione». Ma il Pd meneghino una soluzione «casalinga» l'avrebbe: «Chiunque ne abbia la volontà può comunicarci la propria disponibilità ad accogliere offrendo sostegno morale ed economico», dice la segretaria metropolitana Silvia Roggiani, che metterebbe le mani nelle tasche dei milanesi pur di non prendere in considerazione l'idea di spodestare i centri sociali.
E scende in campo anche l'Ordine degli avvocati di Milano
pronto a creare una task force «dedicata all'aiuto e all'accoglienza - spiega il presidente Vinicio Nardo - per affrontare tutte le problematiche che potrebbero interessare cittadini, istituzioni, associazioni e imprese».
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