Sangregorio, genio nascosto che rispunta alle Gallerie

Il celebre museo conserva alcune opere dello scultore La sua casa a Sesto Calende espone ricche collezioni

Francesca Amè

Giancarlo Sangregorio è un artista originale, ma non nel senso che piace al mercato dell'arte: è stato scultore sperimentatore (dapprima autodidatta, sedotto dalle cave dell'Ossola), si è formato all'Accademia di Brera poi ha viaggiato tra la Versilia e Parigi per tornare al suo porto sicuro, a Sesto Calende. Sangregorio è noto per le sue sculture in legno, in pietra, in vetro materiali «primitivi» che tanto amava e si è guadagnato inviti alla Biennale di Venezia e nei musei di mezzo mondo, è stato sì apprezzato ma molto di più avrebbe meritato. Classe 1925, ha preferito essere originale andando all'origine delle cose senza puntare sulla stravaganza artsy-chic: irrequieto e curioso, è stato attratto dalle culture primitive e più disparate come solo fa chi ha un suo sano baricentro: ha scelto di lavorare sulla scultura, nell'indefessa ricerca di un vuoto attorno a un pieno, corrispettivo tridimensionale dei tagli alla Lucio Fontana (suo amico, come Rotella e Baj).

Perché Giancarlo Sangregorio non abbia raggiunto in vita le quotazioni dei suoi più celebri amici conosciuti in quel cenacolo che un tempo era Brera - è forse inutile domandarselo: «Se fosse nato in Svizzera, sarebbe noto come Giacometti», dice Angelo Crespi, direttore artistico della Fondazione Sangregorio. Vero: questo ottimo scultore lombardo, intellettuale globetrotter e onnivoro, attento all'armonia delle forme ma ancora di più dalle «grandi domande» («La scultura deve esprimere l'esistenza umana nella sua vulnerabilità, fragilità ed inesplicabilità») va rivalutato al più presto. Il suo lascito più importante è la fondazione creata nel 2011, due anni prima della morte, per conservare e valorizzare opere e collezioni: è la casa-atelier sulle colline di Sesto dove ha amato lavorare e che oggi si può visitare.

In una struttura pulita ed essenziale, in stile Alvar Aalto, e nell'ampio spazio esterno sono conservate quasi 200 opere, migliaia di grafiche, tele e disegni di amici e una corposa collezione di arte primitiva da Africa, Oceania e Oriente. La notizia è l'annuncio del progetto di un catalogo ragionato delle sculture di Giancarlo Sangregorio, voluto dalla Fondazione, presieduta da Francesca Marcellini, e curato con la tipica dedizione da Elena Pontiggia. Sarà pronto tra un anno, lo edita Skira e raccoglierà un migliaio di immagini di opere di Sangregorio dagli anni '40 al 2013: servirà a valorizzare l'archivio, autenticare i lavori sul mercato (dove il problema dei falsi persiste) e per la sua compilazione sarà necessaria la collaborazione dei collezionisti dell'artista (molti sono in Germania).

Ordinato cronologicamente, il volume di 500 pagine seguirà l'articolato e mai banale percorso creativo di Sangregorio: conterrà lavori più noti e opere inedite. L'annuncio ufficiale è stato dato ieri alle Gallerie d'Itala di piazza Scala che vantano due deliziose opere dello scultore.

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