Se saprà curare Milano saranno i fatti a dirlo, per ora di certo con i suoi pazienti piccoli e grandi c'è riuscito. In questi giorni si è parlato di «operazione simpatia», ma la realtà è che non ce n'è molto bisogno, perché Luca Bernardo simpatico lo è già di suo, per indole e vicenda umana. E non come chi dispensa sorrisi di circostanza e dice quello che la gente vuole sentire, ma nell'accezione più nobile e vissuta del termine che ha origini greche e letteralmente indica il saper condividere i sentimenti profondi. Proprio l'opposto, insomma, dei posticci ammiccamenti elettorali. Proprio come un vero medico deve saper fare, perché non c'è cura senza ascolto e senso della realtà.
È questo l'ingrediente che fa del 54enne primario di Pediatria al Fatebenefratelli un candidato «simpatico» senza bisogno di artifici, perché capace di «sentire insieme» agli altri. Nella vita ne ha dato prova spesso, lontano dai riflettori della politica che in famiglia hanno inquadrato il fratello Maurizio, assessore regionale nella terza giunta Formigoni e parlamentare per tre legislature.
Luca intanto si tuffava nel sociale e faceva crescere la «sua» Pediatria che da poche stanze è diventata un reparto modello grazie a una gestione manageriale oculata e lungimirante, con efficaci partnership pubblico-privato, moderne campagne di crowdfunding e un impegno costante nelle iniziative contro il disagio giovanile. Un esempio è il progetto «Arte come terapia», fiore all'occhiello della Casa Pediatrica, nuovo nome del reparto dopo il «restyling» del 2015: tutte le stanze della degenza, coloratissime e ben lontane dai consueti «non luoghi» ospedalieri, sono state dipinte da artisti di fama internazionale che hanno prestato gratuitamente la loro creatività, donando opere uniche che fanno della Casa un museo permanente di arte contemporanea. Un luogo di cura del corpo e dell'anima - anche attraverso la pet therapy, gli animali che aiutano i bambini - e di prevenzione dei mali dell'adolescenza, pallino che Bernardo coltiva da sempre. Milanese di origini siciliane, sposato con Francesca e orgoglioso papà di Lucrezia, dottoressa anche lei, ma in Giurisprudenza e con il desiderio di diventare notaio, si laurea con lode in Statale nel 1994 prima di specializzarsi in Pediatria e Patologia e perfezionarsi negli Usa, alla Cornell University di Ithaca e al Miami Children's Hospital. Un'esperienza che contribuisce a metterlo a contatto con realtà di cui in Italia si parlava ancora poco, come quelle del bullismo e, più tardi, della sua insidiosa declinazione cyber, i terribili rischi della «rete» per i nostri figli e nipoti. Dal 2005, lo stesso anno in cui assume la direzione della Pediatria del Fatebenefratelli-Sacco, è componente dell'Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza del Ministero dell'Istruzione. Vede la scuola come un baluardo fondamentale contro il malessere dei ragazzi: tra le mura del reparto è attiva un'area dedicata all'istruzione del I ciclo (elementari e medie). Del 2008 è la fondazione del primo Centro Multidisciplinare contro il bullismo, un riferimento in Italia con più di mille giovanissimi pazienti all'anno. Nel 2011 è cofondatore di «Zheng», servizio di aiuto psicologico su Facebook (non male per uno che si professa poco social) e nello stesso anno riceve il premio «La Salute a Milano è un impegno in Comune» e l' Ambrogino d'Oro Militare per il lavoro in questo campo. È Commendatore e Cavaliere Al merito della Repubblica italiana. Sempre sul fronte del bullismo dal 2017 dirige il Conacy, il Coordinamento nazionale cyberbullismo, osservatorio con sede a Milano rivolto non solo alle vittime, ma anche ai cyberbulli. Ha collaborato con l'Anac - Autorità Nazionale Anticorruzione come esperto di temi sanitari. Apprezzato tanto a destra che a sinistra. Giornalista iscritto all'Ordine dal 2009, è autore di libri come «Il bullismo femminile», «L'età dei bulli» e «Sottopelle». Ha la passione per gli sport da combattimento «che insegnano il rispetto degli altri» ed è istruttore di Krav Maga, l'arte di difesa israeliana con cui insegna alle donne a difendersi. Ma ci tiene a ricordare che i suoi riferimenti ideali sono Madre Teresa e Gandhi e che quelle scarpe con i personaggi di Walt Disney finite su tutti i giornali, non sono forse elegantissime, ma gli sono molto utili per distrarre i bambini che gattonano e poterli così auscultare più tranquillamente.
E, per le doti di organizzatore, chiedere a chi in piena emergenza lo ha visto chiedere ai benefattori di aiutarlo per trasformare il suo reparto in un padiglione Covid. Dove, racconta chiedendo di giurare di non raccontarlo, sono entrati in 70 e a non uscirne viva è stata solo un'anziana arrivata in condizioni già più che disperate. «Ma lasciate stare, questo è solo il mio lavoro».
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