"Lo scenario è mutato. Cambiamo mentalità e conviviamo col virus"

La virologa del Sacco: "Basta contare i casi Test solo a sintomatici e mascherina sempre"

"Lo scenario è mutato. Cambiamo mentalità  e conviviamo col virus"

Maria Rita Gismondo, direttore di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze dell'ospedale Sacco dopo due anni è di nuovo al centro del focolaio, con numeri record in Italia. Come mai?
«Intano bisogna smettere di guardare i dati dei contagio perché non sono indicativi. La popolazione è vaccinata all'87,5 per cento. L'anno scorso, il 29 dicembre si registravano 54.418 positivi e 4132 ricoverati di cui 498 in terapia intensiva, mentre due giorni fa si registravano 32.696 positivi e 2.022 ricoveri di cui 191 in rianimazione: la proporzione è completamente diversa. Quello che voglio dire è che è non dobbiamo più fare caso al numero dei contagi, dal momento che la variante Omicron ha per fortuna soppiantato la Delta (in Lombardia siamo al 70 per cento). Omicron è molto più contagiosa (7 volte tanto), ma molto meno patogena: chiusi in casa ci sono migliaia di lombardi asintomatici o con lievi sintomi influenzali. Il numero dei positivi è in sostanza molto più alto anche perché si fanno migliaia di tamponi in più rispetto all'anno scorso, senza che la situazione sia lontanamente paragonabile».

Ora che Milano e la Lombardia sono state investite da quattro ondate pandemiche, non si può sperare che la popolazione sia immunizzata?

«No, non abbiamo nulla per immunizzare la popolazione: sappiamo che i vaccini coprono dalla malattia, ma non dal contagio. E chi guarisce o si vaccina si può contagiare di nuovo. Fino all'anno scorso chi si ammalava erano i non vaccinati, ma i non vaccinati sono anche coloro che hanno ricevuto la seconda dose più di 150 giorni fa perché sono scoperti: i numeri della circolazione di persone, i mercati, la vita sociale non hanno uguali in Italia. Quello che possiamo dire però, per dare un quadro della situazione epidemiologica, è che Omicron è il segno dell'endemizzazione del virus».

Cioè?

«Il virus non è più pandemico, ma è molto contagioso. Questa è la strategia biologica dei microorganismi: provocando la morte del loro ospite si estinguono, quindi il virus muta. Ora il virus convive con noi».

Quando dobbiamo attenderci il picco della quarta ondata?

«A metà gennaio, concluse le feste e le vacanze: avremo un lieve aumento dei casi fino a fine mese e poi, se non intervengono altri elementi di disturbo, ci sarà un calo».

Quando la fine?

«Non è ancora finita, ma bisogna tenere conto di quello che ha detto l'Oms: non sprecare vaccini ed energie per immunizzare i bambini, ma pensare ai Paesi poveri. È li che bisogna agire, vaccinando la popolazione: è arrivato il momento di ragionare in un'ottica globale per mettere fine alla pandemia, altrimenti il virus continuerà a mutare, rischiando di trasformarsi in qualche variante veramente aggressiva. Teniamo conto che in quei Paesi ci sono più persone fragili, malati e immunodepressi. Omicron si è sviluppata in un paziente Hiv positivo».

Come commenta la misura che abolisce la quarantena per i vaccinati?

«Era ora, visto che si sta paralizzando l'Italia. Anche gli ospedali sono in difficoltà per il personale in quarantena, ma non ce lo possiamo permettere. Adattiamoci al messaggio che ci sta lanciando il virus: ora, con questa variante, si tratta di una blanda sindrome influenzale».

Basta anche con i tamponi di fine quarantena per i vaccinati.

«Intanto bisognerebbe abolire i tamponi rapidi e, soprattutto, quelli fai da te che sono la causa del dilagare dell'infezione. Io credo che bisognerebbe abolire i tamponi del tutto e farli solo a chi è sintomatico. Dobbiamo cambiare mentalità, lasciamo che i positivi asintomatici circolino tranquillamente. Anche perché non si riesce a fermarli. Passiamo piuttosto a misure reali e concrete».

Per esempio?

«L'utilizzo della mascherina, che è un presidio veramente efficace e che ha permesso ai medici nella prima ondata di salvarsi, il distanziamento, evitare gli assembramenti e se capita di trovarvicisi indossare una Ffp2. Per il resto, viviamo».

Come giudica invece la misura del lockdown per i No vax?

«Non deve essere letta in questo modo perché così sembra una punizione, invece il supergreen pass, che equivale un obbligo vaccinale indiretto, deve essere interpretato come una misura per tutelare i non vaccinati, che sono più a rischio, e il sistema sanitario nazionale che sta andando in sovraccarico. Servono sicuramente misure più stringenti per evitare che i non vaccinati si contagino».

Infine i bambini, così duramente colpiti da questa ondata?

«Lasciamoli in pace».

Niente vaccino, quindi?

«No, fino agli 11 anni abbiamo visto che la malattia li colpisce in maniera lieve, quindi no».

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