In curva non si accelera. Che tu sia seduto nell'abitacolo di un'auto, o semplicemente anche solo per metafora. É questa, in estrema sintesi, la morale de «Il sorpasso» per il suo protagonista Giuseppe Zeno. Tratta con «assoluto rispetto» dal film originale del 1962 diretto da Dino Risi, la piéce in cartellone al Teatro Manzoni dal 4 al 21 maggio (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901) ne è il primo adattamento per il palcoscenico: operazione rischiosa, essendo la pellicola in questione, ancora oggi, un fenomeno di culto.
La sagoma della mitica Lancia Aurelia lanciata sulla strada con a bordo Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant in vacanza improvvisata è qualcosa che non si schioda dalla memoria di chi ha amato e ama il cinema, e la grande prova del confronto non si può eludere. Difatti Giuseppe Zeno, attore poliedrico capace di passare dal teatro d'autore al cinema alla fiction (il suo «O' Malese» ne «Il clan dei camorristi» è ben noto a milioni di telespettatori), non ci prova nemmeno per un attimo a negare l'evidenza: «Non è facile calarsi in un ruolo che Dino Risi, con gli altri sceneggiatori Ettore Scola e Ruggero Maccari, aveva tagliato su misura su Vittorio Gassman. Il suo Bruno è inarrivabile, tra me e lui c'è una differenza di linguaggio evidente. Certo, qualche spunto da quel Bruno l'ho preso. Ma più che il suo lato scanzonato e immaturo, che comunque c'è, ho cercato di far trasparire la sua disperazione mascherata. Per lui l'automobile è una gabbia in cui rinchiudersi per fuggire dalle responsabilità. Anzi, solo a bordo di essa Bruno si sente veramente sé stesso. In quella gabbia, poi, finirà in ostaggio anche Roberto».
Il volto del timido Roberto è quello di Luca Di Giovanni, nel doppio ruolo della moglie di Bruno e della zia di Roberto c'è Cristiana Vaccaro (nota come Maddalena nella serie «Un medico in Famiglia 10»), mentre la regia dello spettacolo è di Guglielmo Ferro (con adattamento di Micaela Miano). «Il regista spiega Zeno ha voluto rispettare fedelmente il testo, ma il fatto che si tratti di un road movie psicologico la connessione con gli anni del 'boom' economico non è così fondamentale. Allora l'automobile era la macchina con cui si pretendeva di avere il controllo sulle cose e sulla propria vita. L'incidente dimostrava che accelerare fino a stravolgere i tempi e le aspettative umane era un errore fatale. Il rapporto con la tecnologia di oggi è lo stesso».
Per Giuseppe Zeno questa è una stagione piena di impegni e di soddisfazioni, a cominciare dalla sua presenza nel cast dell'ultimo film di Gianni Amelio «La tenerezza», da poco nelle sale: «Per me, e l'ho detto ad Amelio, - spiega il quarantenne attore napoletano partecipare al suo film è stato come un giro in Ferrari. In questo periodo storico non siamo noi attori a scegliere i progetti, bensì questi ultimi a scegliere noi. Sono stato fortunato». Tra i progetti, Zeno è atteso in tv con la seconda stagione de «Il paradiso delle signore» su Raiuno, e da settembre prossimo in una fiction-giallo con Vanessa Incontrada, dal titolo «Scomparsa», sempre su Raiuno. In estate calcherà nuovamente il palcoscenico insieme a Francesca Inaudi nel goldoniano «La vedova scaltra», con adattamento e regia di Mark Bell.
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