Forse quella marijuana che hanno fumato nell'ultima sera di Elia non se l'erano portata da casa, nascosta sul fondo dello zaino nel viaggio tra Cecina e Milano per sottrarla alla vista dei professori. Quella sostanza, nelle mani degli studenti toscani in gita a Milano, potrebbe essere arrivata in un secondo momento, quando i ragazzi erano già nel capoluogo lombardo. Sarebbe stata acquistata da uno spacciatore di qua, uno che dentro la cerchia ristretta di Elia e dei suoi compagni di classe potrebbe non essere per tutti un estraneo. E lo scambio potrebbe essere avvenuto addirittura dentro i cancelli dell'Esposizione universale, dove gli studenti hanno trascorso l'intera giornata di mercoledì. È una delle ipotesi che prendono forma mentre vanno avanti le indagini sulla morte di Elia Barbetti, il ragazzo di 17 anni precipitato da una finestra al sesto piano della stanza d'albergo in via Stamira D'Ancona dove dormiva con altri tre compagni di classe. Anche se il fascicolo, con le ipotesi di «morte come conseguenza di altro reato» e «spaccio di stupefacenti», resta a carico di ignoti.
Secondo gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Piero Basilone, Elia e i suoi amici nel corso della giornata incontrarono alcuni coetanei residenti in Lombardia, ed è da questi che potrebbero aver ricevuto lo stupefacente. Pagando o gratis, a titolo d'amicizia o da spacciatori più o meno improvvisati, ancora non si sa. Per il resto gli inquirenti ritengono attendibile il racconto fatto dai compagni di classe di Elia: quella sera, girando tra i padiglioni, hanno bevuto qualche birra. Poi, rientrati in albergo, hanno preparato e consumato tre o quattro spinelli. Nel corso della serata, gli amici hanno riferito di aver notato un cambio di umore da parte di Elia: il 17enne aveva detto di non sentirsi bene. Ma non gli avevano dato più di tanto peso: se l'amico, hanno spiegato, non era un fumatore abituale di marijuana, nemmeno era la prima volta che assumeva la sostanza. All'una si erano messi a letti. Il volo di Elia dalla finestra, secondo la ricostruzione, si colloca attorno alle 4 del mattino. Il ragazzo si sarebbe alzato e affacciato alla finestra - un parapetto di un metro, Elia era alto un metro e 80 - e da qui, per un malore o uno svenimento, sarebbe caduto giù.
Intanto questa tragica vicenda, che ricorda molto il precedente di cinque mesi fa in cui morì Domenico Maurantonio, anche lui volato da una finestra d'albergo mentre era in gita con la scuola a Milano, ha portato con sé diversi commenti. Tra cui quello di Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi, che sulla pagine del quotidiano La Repubblica spiega che «Questi viaggi hanno sempre meno senso. Nella nostra epoca, la mobilità degli studenti è molto più elevata di un tempo. Non è come un tempo in cui per molti ragazzi il viaggio d'istruzione costituiva un'occasione per uscire dal proprio contesto familiare».
E difende anche la scelta degli insegnanti che non vogliono accompagnare i
ragazzi in gita: «I docenti hanno ragione perché le responsabilità che si assumono non possono avere copertura completa. Rifiutare di accompagnare i ragazzi in viaggio mi sembra a questo punto un gesto di responsabilità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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