Stuprata dopo il turno di notte «Urlavo, nessuno si è fermato»

Stuprata dopo il turno di notte «Urlavo, nessuno si è fermato»

«Urlavo, continuavo a sbracciarmi, cercavo di scappare ed ero disperata: quel tipo mi stava alle calcagna e aveva cominciato a toccarmi...È impossibile che nemmeno un automobilista abbia capito, almeno intuito che ero in difficoltà! Eppure nessuno si è fermato a darmi una mano. Nessuno. Se non fosse stato per i carabinieri chissà come sarebbe finita...».
A Milano l'indifferenza colpisce ancora. Era già successo a gennaio, al Parco delle Memorie industriali di via Bazzi, quando una 26enne, assalita da un uomo mentre faceva jogging, aveva cercato aiuto urlando senza che nessuno però si degnasse di intervenire a salvarla. Stavolta a farne le spese è un'altra italiana, madre di due bambini piccoli, costretta a tornare a casa tardi non per aver fatto le ore piccole nei locali della movida, ma dopo il turno di notte in fabbrica. Ha 32 anni e fa l'operaia, infatti, la vittima dell'ennesimo «mostro» della notte. Tra la mezzanotte e l'una di lunedì, mentre in via Cassinis, davanti alla stazione ferroviaria di Rogoredo aspettava il pullman per tornare a san Giuliano dal marito e dai figli, questa giovane donna è rimasta in balia di un coetaneo marocchino ubriaco. Che per circa 20 lunghi, interminabili minuti, l'ha molestata, inseguita, aggredita, quindi ha cercato di abusare di lei. «Si è difesa come una leonessa» spiegano i carabinieri del radiomobile, i soli che - notando la poveretta in difficoltà dietro un cespuglio dove il nordafricano era infine riuscito a trascinarla - sono intervenuti per salvarla e arrestare lo stupratore, Mohamed El Omar, pregiudicato per furto e tentato furto e con un precedente inquietante: nel maggio 2011 era stato denunciato per aver molestato e palpeggiato una casalinga 50enne per strada, in via Tracia.
Lunedì notte l'operaia è alla fermata del pullman in via Cassinis. È stanca, ha freddo. Dopo il turno serale in fabbrica vuole solo tornare dalla sua famiglia e mettersi a letto. Anche perché lì ferma, completamente sola, a quell'ora non si sente sicura. All'improvviso infatti spunta un nordafricano che dopo averla notata, abbandona la bicicletta, le si avvicina e in un italiano stentato tenta un approccio. La donna lo respinge, lui insiste, inizia a toccarla costringendola così ad allontanarsi dalla fermata, lungo la strada. L'uomo la insegue, riesce ad avvicinarla ancora e, con l'alito vinoso che lo precede, le mette un braccio intorno al collo, provando anche a palpeggiarla mentre continua a sussurrarle ossessivamente: «tu devi stare con me!». L'operaia riesce a fuggire, sempre correndo lungo via Cassinis ed è allora che nota una coppia di nordafricani e chiede aiuto. I due tentano di allontanare il marocchino, ma lui li aggredisce a parole, in arabo, spaventandoli e spingendoli ad allontanarsi.
La donna nel frattempo prova ad approfittare dell'attimo di distrazione del suo persecutore per fuggire ma viene nuovamente riacciuffata e mentre lei urla e si sbraccia (inutilmente) per attirare l'attenzione degli automobilisti, lui riesce a trascinarla ai margini della strada, quasi dietro un cespuglio. La poveretta non si dà per vinta. È esausta e sotto choc, eppure lotta e si divincola con tutte le forze che ha. L'uomo però non vuole lasciarsela scappare, la trattiene con la forza, tirandola per le braccia e toccandola. Quindi prova a baciarla, le strappa la maglietta e tenta di toglierle i pantaloni elasticizzati.
A fermarsi, proprio mentre la donna sta per soccombere al suo aguzzino, è una pattuglia dell'Arma.

Il marocchino scappa, cercando però prima i strapparle la borsetta senza riuscirci. Poi lotta con i carabinieri che, alla fine, hanno la meglio e ammanettano l'ubriaco con l'accusa di violenza sessuale, tentata rapina, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.

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