Pareri opposti tra i presidi dei licei milanesi sulla data di riaperture delle scuole superiori, inizialmente fissata il 7 gennaio, messa in forse due giorni fa con l'ipotesi di slittamento al 18, e ieri rimessa in discussione dallo stesso premier Giuseppe Conte che ha ribadito che «la scuola deve riaprire il 7 gennaio». Giovanna Mezzatesta dirigente scolastico del liceo scientifico statale Bottoni, che conta 750 alunni, è sconcertata: «Abbiamo lavorato il 24, il 28, il 29, tutte le feste per mettere a punto gli orari in base alle diverse indicazioni che ci sono arrivate dal ministeri e dai tavoli delle Prefetture per poter riaprire il 7 a e adesso sembra che ci facciano aprire il 18 gennaio...».
Quante volte avete cambiato? «Prima con la circolare del Ministero della salute era stato detto 75 per cento in presenza, poi ci è stato detto 50 per cento in presenza e 50 a distanza, ma sui tre turni di ingresso, poi dalla prefetture ci è arrivata l'indicazione dei due soli ingressi a scuola e abbiamo rifatto tutto l'orario di nuovo. In teoria oggi avrei dovuto dare l'orario definitivo ma non si sa ancora nemmeno se riapriremo...»
Lei pensa che la riapertura dei licei il 7 possa compromettere ulteriormente la situazione pandemica? «Non certo più di quello che è stato fatto con la riapertura di negozi e ristoranti tra l'8 e il 22 dicembre, anzi. Quale è il maggior pericolo portato dalla riapertura delle scuole superiori? si chiede polemica Mezzatesta - Non si dica l'affollamento sui mezzi pubblici perché ci sono istituti dove i ragazzi prendono per il 90 percento i mezzi, altri dove li usano il 20 per cento. L'Ordine dei Medici ha proposto di fare un'unica zona rossa dove sono aperte solo scuole e uffici: credo che questa potrebbe essere la soluzione».
L'aspetto che più destabilizza i dirigenti scolastici è l'assoluta incertezza a quattro gironi dalla presunta riapertura. Di parere opposto Domenico Squillace, dirigente scolastico del liceo scientifico Volta che conta 1200 iscritti: «Non se ne può più di questa incertezza. Oggi ho una riunione per definire per l'ennesima volta gli orari - spiega - ma credo che il pericolo maggiore sarebbe riaprire la scuola il 7 per poi chiuderla di nuovo, sarebbe veramente un disastro».
A questo punto, vista la situazione, lo scenario allarmante di una terza ondata e l'impatto delle vacanze, « sarebbe meglio aprire la prima settimana di febbraio, in corrispondenza del nuovo quadrimestre - spiega Squillace - per poi però rimanere aperti fino all'8 giugno.
Meglio ritardare un pochino, ma poi aprire una volta per tutte. I ragazzi si sono fatti sentire? «Sicuramente vogliono tornare e stanno manifestando in maniera molto garbata, ma alla fine subiscono. Io sono molto preoccupato».
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