La tassa sui turisti di Airbnb frutterà 3 milioni al Comune

Intesa con il colosso Usa per la riscossione dell'imposta. Gli ospiti pagheranno tre euro a testa per ogni notte

La tassa sui turisti di Airbnb frutterà 3 milioni al Comune

Buona la seconda. Il sindaco aveva annunciato già a giugno l'accordo raggiunto con AirBnb sulla tassa di soggiorno. Un mese dopo il governo ha approvato un decreto legge per trasformare i portali che mettono in contatto domanda e offerta di case vacanza (il colosso Usa è il più utilizzato ma ci sono anche Homeaway, TripAdvisor e altri) in sostituto d'imposta per la cedolare secca del 21%, e la manovra ha scatenato una battaglia da parte della società, che si è riflessa anche sul Comune. La giunta ha comunque dovuto attendere i decreti attuativi per definire dell'imposta di soggiorno e finalmente ieri, dopo cinque mesi d'attesa, ha approvato le linee di indirizzo per il «protocollo di intesa tra Comune e i gestori dei portali web del turismo per il versamento della tassa». Airbnb raccoglierà il canone direttamente dagli host collegati - i proprietari che mettono a disposizione l'intero alloggio o una o più stanze di casa - e lo verserà al Comune che grazie all'operazione potrà mettere in cassa tre milioni in più all'anno a partire dal 2018. Già il Bilancio di quest'anno si chiuderà con cinque milioni di entrate in più dalla tassa sul turismo rispetto alle previsioni: aveva stimato 36 milioni di incassi e ne arriveranno almeno 41, nel 2018 la cifra potrà schizzare ulteriormente in alto grazie alla «tassa AirBnb». La cifra che dovranno versare i turisti è fissata in 3 euro a persona a notte, come per i b&b (negli hotel varia da 2 a 5 euro a seconda delle stelle). La proposta della giunta dovrà essere approvata dal consiglio comunale entro Natale, con la correzione del regolamento.

A consentire la regolarizzazione, sottolinea il decreto legge 50/2017, per il quale i portali telematici e gli intermediari, come lo stesso Airbnb, sono responsabili del pagamento dell'imposta se incassano i canoni o i corrispettivi delle locazioni». L'intesa (che non è ancora stata firmata, ma il protocollo è propedeutico) dovrebbe consentire anche un maggiore controllo del settore degli affitti turistici in città. «Airbnb sarà il primo dei portali con cui stipuleremo l'accordo, ma l'obiettivo è di estendere l'intesa a quanti più portali di intermediazione possibile» afferma l'assessore al Turismo Roberta Guaineri. E il collega al Bilancio Roberto Tasca sottolinea che «serve anche a ripristinare piena equità nella concorrenza all'interno del settore alberghiero». Il versamento della tassa dovrebbe partire già da gennaio, se non ci saranno nuovi intoppi. Il Comune di Milano ha messo a disposizione un applicativo web che consente a tutti i proprietari (sempre i famosi host) di verificare lo stato delle dichiarazioni mensili ricevute e dei riversamenti effettuati. L'accordo tra Comune e Airbnb partirà intanto con la validità di un anno, ovviamente con possibilità di rinnovo.

I residenti che affittano una o più case su AirBnb sono almeno 14.

900 e dopo Roma, Milano è la seconda città d'Italia per volume di affari. Il 53% degli iscritti mette a disposizione una o più stanze della casa in cui vive e mentre la media nazionale di giorni in cui un appartamento viene affittato è di 22 all'anno, sotto la Madonnina sale a trentadue.

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