Quello che negli ultimi anni è successo a Sesto San Giovanni lo riassume il giudice in poche, avvilenti righe. La presunta concussione che ha portato all'arresto dell'architetto Renato Sarno, infatti, «si inserisce in una cornice di un sistema di reati contro la pubblica amministrazione che ha contraddistinto per lungo tempo la gestione della cosa pubblica». Lui, Sarno, altro non è che «il professionista di riferimento» della politica. Più brutalmente, «il collettore delle tangenti». Ecco cosa raccontano le nuove carte dell'inchiesta della Procura di Monza e della Gdf.
VIA QUEL VECCHIO
Il costruttore Edoardo Caltagirone si affida all'architetto Paolo Portoghesi per seguire la pratica realtiva all'area «Vulcano» nei terreni ex Falck. Portoghesi è docente universitario e membro dell'Accademia dei Lincei. Ma non basta. I lavori non partono perché «le sue pratiche erano continuamente osteggiate e oggetto di gravissimi ritardi da parte dell'amministrazione comunale». L'unico modo è rivolgersi a Sarno. Perché - racconta Caltagirone ai pm - quando presentò la proposta di variante firmata da Portoghesi «il direttore generale del Comune Marco Bertoli (indagato per concussione, ndr) irrise apertamente il progetto e gli consigliò di togliere di mezzo il vecchione, avvalendosi invece di un giovane beninserito presso l'amministrazione». Ovvero, Sarno.
UNA CORSA AD OSTACOLI
Scendere a patti con il «sistema», a quanto sembra, era l'unico modo per lavorare. Lo mette a verbale proprio l'architetto Portoghesi, sentito lo scorso 28 aprile. Perché - gli chiedono i pm - tante difficoltà per il via libera al progetto? «Iil progetto di Caltagirone era stato, nel corso degli anni, ostacolato dalla macchina amministrativa del Comune di Sesto in modi diversi». Così, «pur di arrivare a conclusione il committente (ossia il gruppo Caltagirone, ndr) aveva deciso di assecondare le richieste del Comune».
ACQUA IN BOCCA
Dalle carte dell'indagine emergono anche numerose telefonate tra Sarno e Bertoli, nelle quali i due discutono del progetto di Caltagirone. Il 21 settembre del 2010, Sarno comunica a Bertoli che cercherà di contattare direttamente l'imprenditore. Al che il direttore generale del Comune gli raccomanda massima discrezione sulle loro conversazioni. «Non farti sfuggire che ci parliamo - dice Bertoli -, ovviamente non ci siamo parlati». Sarno lo tranuiqllizza. «Assolutamente, assolutamente!».
FIUMI DI DENARO
A dimostrazione di come l'incarico a Sarno fosse condizione indispensabile per ottenere il nulla osta dal Comume, i pm indicano la cifra pattuita dall'architteto con Caltagirone. «Sarno - scrivono - ha inizialmente proposto un compenso nella misura di 25 euro per ogni metro quadro, ossia oltre 5 milioni di euro, importo pari a 50 volte l'importo calcolato sulla scora delle tariffe minime». Ma o così, o si resta fuori dai giochi. Tutti quei soldi, secondo gli inquirenti, servivano ad accumulare «tangenti per conto di esponenti politici di area di centrosinistra». Un tema che ritorna nei file trovati nel computer e nelle pen drive di Sarno. Una «contabilità riservata», la definisce il gip, destinata ai pubblici ufficiali.
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