Tra il Vigorelli e l'Ippodromo di San Siro ci saranno sì e no una decina di minuti di macchina. Due luoghi di sport e di grandi concerti «made in Milano» che riguardano molto da vicino una delle grandi icone del rock mondiale, Robert Plant. Un grandissimo cantante, uno dei migliori e dei più imitati, il cui merito è stato quello di essere riuscito ad andare avanti e di non farsi ingabbiare dal suo memorabile passato. Già, perché questo 70enne dall'aspetto da inguaribile hippie, proprio grazie la sua inconfondibile voce, ribelle e malinconica al tempo stesso, ha contribuito a dare al canzoniere hard-rock dei Led Zeppelin un fascino senza tempo.
Dici Le Zeppelin e i fan della prima ora ricorderanno che il primo e unico concerto in terra italiana di Robert Plant, Jimmy Page e soci in Italia si tenne il 5 luglio del 1971 al Vigorelli. Il live del quartetto britannico, preceduto incredibilmente dalle esibizioni dai cantanti del Cantagiro (Gianni Morandi fu cacciato a furor di popolo da un fitto lancio di pomodori), si chiuse anticipatamente dopo soli tre brani (la scaletta di quel giorno prevedeva come antipasto Black Dog, Dazed and Confused e Since I've Been Loving You) causa incidenti e disordini tra giovani (che contestavano tra le altre cose il fatto di aver dovuto sborsare 1500 lire per assistere al concerto) e polizia, in un tripudio (si fa per dire) di manganelli e fumogeni.
«Mai più a Milano», dissero gli Zeppelin a caldo per una serata in cui fu un miracolo se non ci scappò il morto. E così è stato, complice il prematuro scioglimento del gruppo, nel 1980, dopo la morte dell'amico batterista John Bonham. Altri tempi perchè quelli erano gli anni caldi della Milano sessantottina.
Oggi, 47 anni dopo lo show al Vigorelli (attenzione: non è la prima volta che la voce di Stairway to Heavern torna per suonare in città), ecco di nuovo Plant, stasera in concerto all'ippodromo con i Sensational Space Shifters, la band che lo segue da anni nella sua carriera solista e grazie alla quale è riuscito a mettere a punto una suggestiva mescola di elementi rock-blues (in fondo, la passione per il blues era alla base del sound degli Zeppelin), folk tanto americano quanto di matrice celtica, e i ritmi dell'Africa Occidentale.
A fare da innesco per il nuovo tour, in cui ci sarà comunque spazio anche per un medley di brani famosi dei Led Zeppelin, l'uscita di Carry Fire, l'album solista numero 11 (il 24° se si sommano i dischi di collaborazione e quelli dei Led Zeppelin), nel quale affronta questioni politiche come i mali del colonialismo
e il montare crescente dei nazionalismi da una parte dell'altra dell'Atlantico. Un disco con il quale ribadire una volta di più che lui è un artista del nostro tempo e non una rockstar in declino incollata al palcoscenico- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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