Vie pedonali per la "movida". Ma è scontro sui controlli

Da via Sottocorno a Pier della Francesca e via Lecco chiuse tutto il giorno (o la sera) per i tavoli all'aperto

Vie pedonali per la "movida". Ma è scontro sui controlli

Il Consiglio non ha ancora approvato la delibera (lo farà probabilmente oggi) ma è bastato l'annuncio della giunta venerdì scorso e un centinaio di titolari si sono già fatti avanti per chiedere informazioni e «prenotare» spazi. Per compensare il taglio dei tavoli dovuto alle distanze di sicurezza «anti Covid» tra i clienti il Comune concederà non solo ai titolari di bar e ristoranti ma a qualsiasi attività commerciale di allargarsi all'aperto, non soltanto immediatamente davanti al locale ma pure in giardinetti, aree di sosta per le auto e piazze, comprese quelle normalmente vincolate dalla Sovrintendenza. Le occupazioni di suolo temporanee saranno gratuite, niente Cosap. I tempi per ottenere l'autorizzazione saranno ridotti, 15 giorni al massimo, e saranno consentiti dehor in versione light, con investimento minimo: tavolini e sedie, ombrelloni, pedane o strutture analoghe prontamente rimovibili. «Il numero di attività che in pochi giorni ha fatto domanda è impressionante - ha ammesso l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran ieri in Commissione - Ci sono vari esempi di applicazione, zone 30, giardini e piazze pedonali limitrofe al locale ma non esattamente a dieci metri. Ma potremo sperimentare anche pedonalizzazioni temporanee, h24 o solo serali, di vie a grande prevalenza di ristoranti e bar». I primi esempi sono via Pier della Francesca in zona Sempione o via Sottocorno e via Lecco che la sera saranno quasi certamente chiuse completamente o in parte per la movida all'aperto. Madrid ha presentato un piano molto simile a Milano. «Il settore della ristorazione insieme al turismo è il più colpito dall'emergenza, servono soluzioni immediate - afferma Maran -. Sull'azzeramento di Cosap e Tari per i mesi di chiusura dobbiamo attendere indicazioni del governo, intanto per l'estate sia locali che negozi potranno usare nuovi spazi esterni gratis e questo può contribuire ad aumentare gli spazi di vendita. Dopo l'installazione dei dehor saranno attivati monitoraggi e controlli da parte degli uffici competenti, e credo che le segnalazioni dei cittadini ci agevoleranno nel lavoro. Restano vietati gli assembramenti, pena l'immediata decadenza dell'autorizzazione rilasciata. Tutte le parti devono essere corresponsabilizzate». Un punto questo che ha fatto discutere. Il consigliere civico Franco D'Alfonso, ex assessore al Commercio durante la giunta Pisapia, puntualizza che «il gestore non può occuparsi del problema degli assembramenti, non ha nessuna autorità e non deve essere penalizzato». Anche il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale e i consiglieri azzurri Alessandro De Chirico e Luigi Pagliuca, apprezzando le linee generali del provvedimento che può dare ossigeno ai commercianti in crisi, fanno presente che «non si può togliere l'autorizzazione all'esercente se la gente non rispetta le regole anti assembramento o si ferma a chiacchierare dall'altra parte della strada, i controlli spettano ai vigili, non confondiamo i ruoli. É un punto da rivedere o cancellare totalmente. Il Comune intensificare i pattugliamenti dei vigili». E De Pasquale sottolinea che «questo atto dimostra che il Comune se vuole può rispondere in 15 giorni, speriamo continui a farlo anche dopo l'emergenza».

Tempo al tempo, ma il provvedimento rischia anche di risvegliare le associazioni anti movida. Il presidente del Municipio 1 Fabio Arrigoni avverte che «bisognerà limitare l'orario serale o si creerà conflitto tra residenti e locali», specie nelle strade che non sono abituate alla movida all'aperto. Andrea Mascaretti (Fdi) chiede una «forma di compensazione per chi non ha la possibilità di allargarsi all'esterno», Carlo Monguzzi (Pd) arriva a proporre il «divieto di fumo all'esterno».

Anche l'assessore al Commercio Cristina Tajani ha riferito che «la categoria ha molto apprezzato la misura». A Milano i pubblici esercizi sono oltre 9mila. La Lombardia con 26mila è la regione con la percentuale più alta d'Italia (14%), seguita a distanza dal Lazio.

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