Tre a processo per le violenze di Capodanno in piazza Duomo

Sono stati rinviati a processo con rito immediato i tre giovani arrestati per le violenze sessuali avvenute in piazza Duomo la notte di Capodanno ai danni di diverse ragazze

Tre a processo per le violenze di Capodanno in piazza Duomo

Il gip di Milano Sonia Mancini ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Letizia Mannella e del pubblico ministero Alessia Menegazzo, e ha quindi rinviato a processo con rito immediato i tre giovani arrestati per le violenze sessuali avvenute in piazza Duomo la notte di Capodanno ai danni di più ragazze. Il processo immediato, durante il quale viene saltata la fase dell'udienza preliminare, è a carico del 19enne Abdel Fatah, di Mahmoud Ibrahim, anche lui di anni 19, nato in Egitto, e di Abdallah Bouguedra, di origine marocchina, nato a Torino 21 anni fa. Tutti sono poco più che maggiorenni e sono accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, lesioni e rapine per gli episodi subiti da nove ragazze in punti diversi della piazza. La prima udienza è stata fissata per l'11 ottobre davanti alla quinta sezione penale. Gli avvocati degli imputati potranno decidere di chiedere il giudizio abbreviato che consente il processo a porte chiuse, oltre allo sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

L'inchiesta

Andranno quindi a processo i tre maggiorenni che sono stati arrestati in seguito all’inchiesta coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pubblico ministero Alessia Menegazzo, riguardante le violenze sessuali avvenute in piazza Duomo a Milano la notte dello scorso Capodanno. Gli investigatori avevano controllato qualsiasi canale potesse fornire prove per inchiodare i colpevoli di quella tragica nottata. E infatti, molti sono i video registrati dalle telecamere di sicurezza presenti nella piazza milanese che documentano quanto avvenuto. Ma non solo, gli inquirenti hanno visionato anche tutti i vari filmati che sono stati postati sui social, Facebook e Instagram, dallo stesso branco che ha commesso i reati.

Mahmoud Ibrahim era giunto a Milano circa due anni fa per assistere un fratello malato, deceduto pochi mesi fa. Abitava alla Comasina, una periferia milanese non facile, con il padre, aveva un lavoro saltuario come manovale e altri cinque fratelli ancora in Egitto. Abdallah Bouguedra, anche lui finito dietro le sbarre, è invece un italiano di seconda generazione, definito dai propri genitori come un ragazzo innocente e un gran lavoratore. Peccato per loro che le vittime delle violenze abbiano invece raccontato una versione diversa. “C’erano tanti uomini, 30, forse 50, poi ho visto la mia amica, non aveva più indumenti addosso, era nuda, sanguinava dal seno, rannicchiata piena di lividi, i pantaloni abbassati alle caviglie, è stata soccorsa da un’ambulanza”, aveva raccontato una giovane. Mentre un’altra ragazza aveva ricordato che, dopo essere stata rapinata, era caduta e vedeva solo molte gambe che la circondavano e la calpestavano, e alla fine aveva iniziato a urlare.

Come ha agito il branco

Come precedentemente detto, la prima udienza è stata fissata per martedì 11 ottobre, ma gli avvocati degli imputati potranno nei prossimi giorni decidere di chiedere il giudizio abbreviato. Per la vicenda anche la magistratura minorile aveva disposto l'arresto di un 16enne egiziano e di un connazionale 17enne e il procedimento è ancora in corso. Nove ragazze, tra l'altro, davanti al giudice per le indagini preliminari avevano confermato i loro racconti sulle violenze sessuali di gruppo subite nel corso di un incidente probatorio.

A fine maggio era finito in carcere Fatah, per il quale i pm avevano chiesto la misura cautelare, inizialmente rigettata dal gip Raffaella Mascarino, ma poi riconosciuta dal Riesame e confermata dalla Cassazione. In particolare, nell'ordinanza al 19enne è stato contestato il caso più grave emerso nell'inchiesta, ovvero quello dello stupro ai danni di una coetanea nei pressi di via Mazzini, la cui aggressione era stata documentata in un filmato finito su internet dopo Capodanno.

Violenza sessuale di gruppo

Gli inquirenti, decidendo di seguire la giurisprudenza più recente, hanno evidenziato che era sufficiente riuscire ad accertare la presenza sul luogo dei giovani, anche solo per fare muro impedendo così alle ragazze di scappare e istigare agli abusi, per attribuire il reato di violenza sessuale di gruppo. Al 19enne venivano contestate anche le violenze su due turiste tedesche di 20 anni, caso però non riconosciuto per lui dal Riesame.

Anche a Ibrahim, già fermato per gli abusi su quattro amiche vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II, viene imputata, sulla base dell'ordinanza del Riesame, la presunta violenza ai danni della ragazza vicino a via Mazzini. Di quest'ultimo episodio risponde anche Bouguedra. Gli imputati sono anche accusati, a vario titolo, di episodi di rapina ai danni delle giovani aggredite.

Una delle vittime, nei molti verbali che sono stati raccolti dagli inquirenti, aveva raccontato quei minuti terribili di abusi e violenze: "Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso".

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