Misteri, "esterni" e follia. Con "Twin Peaks" inventò la serialità moderna

Il "giallo" di Laura Palmer divenne un culto che ancora influenza l'era dello streaming

David Lynch, Kyle MacLachlan, Miguel Ferrer e David Bowie in Twin Peaks
David Lynch, Kyle MacLachlan, Miguel Ferrer e David Bowie in Twin Peaks
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Prima che David Lynch pensasse I segreti di Twin Peaks, la serie televisiva, come la intendiamo ora, non esisteva. Trenta episodi trasmessi tra il 1990 e il 1991 dal canale ABC che hanno stravolto il concetto di fiction tv. Se elenchiamo le serie che hanno un rimando diretto e indiscutibile al clima di mistero e di surrealtà creato dal regista in I segreti di Twin Peaks risulta subito evidente l'onda generata da quel sasso lanciato nello stagno della televisione: Lost, True Detective, Fargo, Gravity Falls, X-Files, Black Mirror, Riverdale, Hannibal, Outer Range, Wayward Pines...

A rendere conto della rivoluzione portata da Lynch non sono tanto i critici, specie facilmente impressionabile, quanto gli altri registi o gli sceneggiatori. Di norma più restii ad ammettere i debiti. David Chase lo sceneggiattore dei Sopranos sul peso di quella serie, giusto per fare un esempio, si è espresso così: «Se guardi alle fiction televisive sin dalla loro origine sino a I segreti di Twin Peaks, erano tutte strutturate allo stesso modo. Dicevano al pubblico cosa avrebbero visto, glielo facevano vedere, e poi ribadivano il concetto. Didattiche, rassicuranti. Nessuno è mai rimasto perplesso da quello che stava succedendo. Con Twin Peaks, Lynch te lo mostrava e ti lasciava pensare: Ma cosa ho appena visto?. È stato rivoluzionario, e lo è ancora».

La forza della serie era dato dalle immagini iconiche, dalla presenza di una colpa indefinita, da una non trama. C'era molto di quello che Lynch aveva già fatto al cinema con film come Velluto Blu. Ma un conto è la sala, un conto il cinefilo, un altro il pubblico televisivo di massa. Lynch è geniale ma il suo cinema ha radici. Quello che ha fatto in tv è stata una rivoluzione copernicana, anche solo per il massiccio uso degli esterni nella serie. Il tutto con una fotografia fastosa ma disseminando la serie anche di un kitsch deliberato e feroce, soprattutto per scimmiottare e detonare il genere allora di gran moda della soap opera. Quella di Lynch era una scommessa, vinta al punto tale che non c'è giovane degli anni Novanta che non sappia chi sia Laura Palmer. La frase Who Killed Laura Palmer?, utilizzata per la promozione della serie, divenne poi un vero e proprio tormentone. Finì scritta su milioni di magliette. Per evitare che i segreti della trama venissero svelati prematuramente, i copioni delle varie puntate non venivano resi disponibili agli attori fino al giorno delle riprese. Si arrivò al delirio: le scene in cui l'assassino agisce vennero girate più volte con diversi attori per evitare che il cast stesso ne conoscesse l'identità.

Lynch

aveva creato i presupposti per la genesi di un mito. E i miti non necessariamente hanno senso. Sono emozione e Twin Peaks era quello. Poi Lynch ha fatto altra televisione ma il salto era fatto e poteva solo copiare se stesso.

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