Una valanga di pronostici su quello che sarà il futuro dell'emergenza immigrazione stanno invadendo le segreterie dei governi europei. Numeri allarmanti. Si parte da quello che è certo. Il 2015 e il 2015: due anni da incubo che hanno visto circa due milioni di persone muoversi dall'Africa e dal Medio Oriente all'Europa. Un fiume in piena che non è destinato a fermarsi. Perché, se i dati acquisiti dal pm della procura di Palermo Calogero Ferrara durante una recente trasferta in Libano sono veri, c'è da mettersi le mani nei capelli. Ci sarebbero circa un milione e mezzo di profughi in territorio libanese in attesa di potere raggiungere l’Europa.
Nel 2015 l’Unhcr prevede che circa 400mila persone in fuga attraverso il Mediterraneo faranno richiesta d’asilo in Europa. Nel 2016 si potrebbe arrivare a 450mila nuove richieste o più. Ma la rotta via mare non è quella che più preoccupa le autorità europee. I migranti tentano l'arrivo nel Vecchio Continente sbarcando in Grecia o via terra, attraverso il percorso dei Balcani. In minima parte, dunque, raggiungono la Libia per poi tentare la "traversata" del Canale di Sicilia. Seconjdo fonti dell'intelligence italiana, il fronte delle partenze si sarebbe allargato alla rotta balcanica anche a causa dagli arresti che, su disposizione della procura di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, hanno portato a sgominare numerosi scafisti. Gli investigatori sono in possesso di circa 30 mila telefonate intercettate - svariate le lingue utilizzate, in prevalenza arabo ma anche numerosi dialetti tra cui urdu, mandinga, bafana e tigrino - in cui i responsabili dell’organizzazione transnazionale manifestano i timori per l’arresto non appena giunti nel territorio italiano. E soprattutto per le condanne. Un timore confermato ai magistrati anche dal primo scafista "pentito", l’eritreo Nuredin Wehabrebi Atta, da giugno sotto protezione, che sta raccontando ai pm tutto quello che sa sul network di trafficanti capeggiato da Ghermay Hermias, un etiope residente in Libia, e da Jhon Mharay, un sudanese localizzato a Kartoon, entrambi latitanti su cui pende un mandato di cattura internazionale.
"Il punto di svolta per la Procura di Palermo è rappresentato dalla tragedia del 3 ottobre 2013 quando a Lampedusa morirono 366 persone", ha detto il magistrato intervenendo questo pomeriggio al workshop internazionale Connect - Rafforzare la cooperazione orizzontale tra Italia, Portogallo e Romania nella lotta alla tratta di esseri umani, realizzato da Ciss Cooperazione internazionale Sud Sud con l’associazione portoghese Umar e la romena Arad. "Da Quel momento - ha aggiunto il pm - abbiamo cambiato l’approccio a questo tipo di crimine, è stato istituito un team di magistrati che si occupa in maniera specifica di questi reati, contestando anche l’associazione a delinquere, attraverso l’intervento della direzione distrettuale antimafia. Utilizzando il sistema della condivisione delle indagini e non considerandoli più singoli eventi. Abbiamo arrestato diverse decine di scafisti, ottenendo anche condanne dai 18 ai 30 anni di carcere".
Un "metodo" che la procura di Palermo ha anche messo a disposizione delle autorità di polizia e giudiziarie degli altri paesi europei, già da diversi mesi quando ancora l’emergenza immigrazione era una questione esclusivamente italiana, attraverso i periodici incontri ad Eurojust, nel corso dei quali "è stato messo a disposizione una grande quantità di materiale probatorio per consentire l’avvio delle indagini anche da parte di altre procure non italiane".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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