Aleppo è stata liberata ma, nella città siriana, la situazione umanitaria resta al limite. A lanciare un nuovo allarme, attraverso la fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, è il professor Emile Katti, direttore dell'Ospedale al Rajaa di Aleppo.
“Da quando Aleppo è stata liberata il numero dei feriti si è ridotto ma non c’è ancora sicurezza”, ha detto il direttore dell'ospedale, spiegando come i ribelli abbiano distrutto completamente i quartieri orientali prima della ritirata e come i jihadisti di al Nusra continuino a minacciare la città. “Sono a meno di tre chilometri da noi, a sud-ovest, e lanciano razzi in un quartiere che dista un chilometro da noi”, ha denunciato il medico, “qualche giorno fa ci sono stati almeno 3 morti e 40 feriti”.
E se il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha dichiarato che nel Paese "stanno morendo più persone per l'impossibilità di curarsi che sul campo di battaglia", il professor Katti conferma che negli ospedali siriani mancano macchinari funzionanti e medicine. “I farmaci per le patologie comuni sono disponibili, ma mancano quelli specifici per le patologie croniche gravi”, ha spiegato il direttore dell’ospedale al Rajaa, “il nostro lavoro è salvare le vite, e non possiamo farlo se a causa dell’embargo non ci vengono garantiti gli strumenti”. Quello dell’embargo, secondo il professore resta, infatti, uno dei nodi cruciali da sciogliere per consentire alla popolazione di riprendere a vivere normalmente. “Se i macchinari si guastano non possiamo ripararli perché gli ingegneri biomedici che hanno abbandonato Aleppo non vogliono tornare a causa dei rischi e non possiamo neanche comprarne di nuovi per la mancanza di fondi aggravata dalla svalutazione della lira siriana”, ha spiegato il professor Katti, che per questo ha lanciato un appello “ai responsabili occidentali affinché l’embargo venga rimosso”.
Ad Aleppo, circa tre milioni di persone continuano a sopravvivere facendo i conti con la mancanza d’acqua, di elettricità e del carburante necessario a far funzionare i riscaldamenti. “Da due mesi l’Isis ha bloccato il flusso d’acqua a metà strada fra Raqqa ed Aleppo”, denuncia il professor Katti, “in città ci sono 130 pozzi statali ma non sono sufficienti, bisogna riattivare quanto prima questo flusso”. “Da alcune settimane manca la benzina”, continua, “non c’è gasolio per il riscaldamento e da due mesi fa freddissimo”. Le temperature, di notte, scendono, infatti, fino a sei gradi sotto lo zero. L'elettricità arriva a singhiozzo. "Da 4 anni si usano generatori elettrici che dovrebbero essere attivati solo in caso di carenza temporanea", spiega il medico, "non sono progettati per un uso prolungato, per cui ogni tanto si guastano oppure esplodono". “Aleppo è uguale ad Hiroshima senza la bomba atomica”, conclude il direttore dell’al Rajaa, per descrivere la situazione attuale nella città siriana.
Infine, il professor Katti, ha lanciato il suo appello per i cittadini di Aleppo.
“Chiedo agli italiani di non dimenticare i fratelli siriani vittime della guerra ormai da 6 anni, molte famiglie non hanno lavoro, per cui vi chiedo di aiutare i poveri affinché possano disporre delle medicine, del cibo e di alloggi ristrutturati”, ha detto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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