"Altri 5 anni con il Covid...": i tre scenari degli esperti

Almeno altri cinque anni in compagnia del Covid con scenari diametralmente opposti in base alle politiche dei vari Paesi del mondo: ecco quali sono le ipotesi degli esperti

"Altri 5 anni con il Covid...": i tre scenari degli esperti

Se pensavamo che il Covid prima o poi sarebbe sparito dalla circolazione ci sbagliavamo di grosso: anche se il contagio e la malattia sono diventati altamente gestibili con la tripla dose di vaccino e la variante Omicron, il virus ci terrà compagnia per almeno "altri cinque anni". È la previsione delineata da un team di scienziati dell'International Science Council che ha tracciato tre possibili scenari su come evolverà la pandemia nel prossimo futuro e fino al 2027.

Le tre possibilità

Nella migliore delle ipotesi, le vaccinazioni riusciranno a coprire fino all'80% della popolazione mondiale rendendo complicatissima la vita alle varianti di Sars-CoV-2 e il costante aggiornamento dei vaccini da parte delle aziende produttrici. In questo modo il numero dei morti sarebbe limitato al minimo e il virus farebbe meno paura. Il secondo, lo scenario "di mezzo" è quello considerato il più probabile dagli esperti: vaccinazioni mondiali al di sotto del 70% con il Covid che sarebbe via via endemico circolando maggiormente nella stagione fredda un po' come avviene con il virus influenzale. Alcuni picchi, però, richiederebbero "vaccini aggiornati e l'uso di farmaci antivirali". Infine, ecco la visione pessimistica con le vaccinazioni ferme al palo e limitate soltanto alla popolazione dei Paesi più ricchi.

In questo caso, come spiega IlMessaggero, entrebbero in gioco anche le tensioni internazionali e i conflitti geopolitici un po' come sta accadendo adesso con la guerra in Ucraina. Si verificasse la terza ipotesi, quindi, il vaccino sarebbe ricevuto in una percentuale inferiore al 60% e per questo motivo il Covid avrebbe la possibilità di continuare a diffondersi e produrre varianti potenzialmente peggiori di quella attuale.

"Non minimizzare pandemia"

"Non dobbiamo avere una visione ristretta della pandemia o minimizzare i suoi impatti al di là della salute pubblica, altrimenti aumenteranno le disuguaglianze e le conseguenze più ampie si faranno sentire in ogni società in ogni paese", ha affermato Peter Gluckman, presidente dell'International Science Council (Isc), sottolineando la necessità di un approccio diverso e multilaterale alle crisi. Nell'ipotesi peggiore appena menzionata, Gluckman spiega che il mondo sarebbe chiamato ad affrontare "alti livelli di danno al benessere sociale, con chiusure scolastiche a lungo termine, disoccupazione e aumento della violenza di genere".

La pandemia ha messo però in un luce un aspetto nuovo mai verificatosi in passato: l'importanza ella cooperazione scientifica internazionale "anche di fronte ai rischi ambientali a cascata e alle tensioni geopolitiche”, ha dichiarato Mami Mizutori, Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi. Il rapporto dell'Isc mette in luce come ci sia un'interconessione e un collegamento tra scenari anche apparentemente lontani.

"Ad esempio, la perdita di istruzione, che è stata una delle sfere più colpite dalla pandemia, potrebbe avere un impatto più ampio fino alla fine del secolo, determinando fino a 17 trilioni di dollari di guadagni ridotti nel corso della vita di un'intera generazione di studenti e aggravando le crescenti preoccupazioni sulla salute mentale".

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