Arabia Saudita, polemiche per la serie tv sull'Isis

L'emittente televisiva saudita Mbc manda in onda la serie tv sull'Isis "The Black Crows", che racconta la condizione delle donne e la brutalità del "jihad del sesso". Ma nel regno saudita infuria la polemica e l'opposizione siriana protesta

Arabia Saudita, polemiche per la serie tv sull'Isis

The Black Crows, questo il nome della serie televisiva sull'Isisin onda sulla rete saudita Mbc che sta scatenando polemiche dentro e fuori il regno wahabita di Re Salman. La serie, in particolare, racconta la condizione delle donne sotto lo Stato Islamico e il fenomeno della “jihad del sesso”. Da quando Abu Bakr al-Baghdadi, nel giugno 2014, ha proclamato la nascita del Califfato, infatti, migliaia di donne provenienti da tutto il Medio Oriente si sono unite ai militanti dell'Isis per diventare delle vere e proprie schiave del sesso a servizio degli islamisti. Una forma di prostituzione maturata da un profondo fanatismo religioso, acclarata da numerose testimonianze. L'iniziativa, tuttavia, non è piaciuta affatto ad alcuni esponenti dell'opposizione siriana, che hanno stroncato la serie tv.

Le critiche dell'opposizione siriana

Come racconta Breitbart, la serie tv sta riscuotendo un discreto successo in termini di pubblico, ma i prodotturi hanno ricevuto durissime critiche, bollati dai detrattori e dagli integralisti come “colpevoli di screditare l'Islam nel suo complesso e non solo lo Stato Islamico”. Numerose prese di posizione di questo tenore arrivano dall'opposizione siriana anti-Assad. Il giornalista Moussa Alomar ha affermato sul suo profilo Facebook che il “jihad del sesso” non esiste e sarebbe, nonostante le numerose testimonianze che lo smentiscono, un'invenzione del canale televisivo Al Mayadeen - emittente televisiva sciita legata alle posizioni della Repubblica Islamica dell'Iran e di Hezbollah - al fine di screditare l'opposizione siriana. L'attivista siriano anti-governativo Khaled Shaaban sostiene inoltre che “The Black Crows cerca di dipingere le donne musulmane come delle assetate di sesso”. Una reazione alquanto singolare per quelli che avrebbero dovuto essere i “ribelli moderati” individuati dalle cancellerie occidentali.

La reazione in Arabia Saudita

Lo show divide l'opinione pubblica araba. Lo sceicco Muhammad Albarrak, membro della “Lega degli studiosi religiosi musulmani", ha criticato duramente l'emittente televisiva e la serie, sostenendo che “la Mbc non si fa problemi a infangare la fede dei sunniti e danneggiare il loro orgoglio”. Lo studioso saudita e ricercatore Khaled Alalkami osserva che “The Black Crows ritrae gli studi religiosi e il Corano come motivo di terrore. I produttori si sono fusi il cervello (nero)”. Lo studioso incalza in un altro tweet: “Si tratta di un tentativo sporco e patetico di attaccare l'Islam con quella menzogna chiamata jihad del sesso. A tutte le persone dotate di buon senso, è evidente che si tratta di una bugia completamente inventata. I produttori di The Black Crows mentono e credono alle loro menzogne”. “The Black Crows è uno spettacolo sciita che ha sposato l'ideologia dell'Iran - scrive il medico saudita Sunhat Aluteibi – Uno show che diffonde le rivendicazioni e le accuse degli sciiti allo scopo di attaccare la fede dei sunniti, tutto questo alla luce del giorno e durante il Ramadan”.

L'attivista saudita Abdullah Almuneifi rincara la dose: “L'emittente ha diffuso la spericolata menzogna del jihad del sesso e lo attribuisce ai musulmani (sunniti) che sono totalmente innocenti, il tutto al fine servire gli sciiti”.

La verità è che lo Stato Islamico a Mosul, in circa due anni, ha giustiziato oltre 250 donne che si erano rifiutate di concedersi ai terroristi, di accettare i matrimoni a tempo o la pratica del jihad al-Nikah, ovvero la jihad del sesso. Diritti fondamentali ampiamente violati nel nome del fanatismo e del fondamentalismo religioso.

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