"Non cantava l'inno per l'ayatollah". E la polizia massacra di botte la 16enne

Si chiamava Asra Panahi la ragazza di 16 anni morta a seguito di violenze subite da alcuni agenti che hanno fatto irruzione nella sua scuola. Teheran nega ogni accusa

"Non cantava l'inno per l'ayatollah". E la polizia massacra di botte la 16enne

Arriva da Ardabil l'ultima storia capace di infiammare ulteriormente le già turbolente piazze in Iran. In questa città, capoluogo dell'omonima provincia, una ragazza di appena 16 anni sarebbe morta, secondo la ricostruzione fornita dal sindacato degli insegnanti iraniani, a seguito delle percosse subite dalle autorità di polizia.

Lei si chiamava Asra Panahi e frequentava la locale scuola femminile. A seguito del rifiuto di cantare un inno per l'ayatollah Khamenei, avrebbe subito una reazione talmente violenta da parte dei poliziotti da procurarle ferite poi rivelatesi fatali. Il governo di Teheran ha smentito questa versione, parlando invece di una morte sopraggiunta per cause naturali. E ora in Iran la protesta potrebbe diventare ancora più pressante.

Il caso di Asra Panahi

A denunciare l'aggressione mortale per la giovane ragazza di 16 anni è stato il Consiglio di coordinamento delle associazioni di categoria degli insegnanti iraniani, corrispondente al sindacato dei professori.

In una nota diffusa sui social hanno denunciato l'irruzione di alcuni poliziotti all'interno di una delle scuole femminili di Ardabil. Anche qui da giorni è arrivato l'eco delle proteste diffuse in tutto l'Iran. Per giunta la città in questione si trova in una posizione alquanto delicata. A pochi chilometri da qui infatti c'è la frontiera con l'Azerbaijan e la regione è abitata dalla minoranza azera, una delle più importanti in Iran e una tra quelle che avverte una storica discriminazione nei propri confronti. Un sentimento quest'ultimo talmente radicato che nel 2015 sono scoppiate proteste in tutto il nord del Paese per via di un episodio di un programma per ragazzi in cui, tra le altre cose, una famiglia azera è stata rappersentata in modo ritenuto grottesco e offensivo.

Considerando che le proteste odierne sono partite dalla morte di una ragazza, Mahsa Amini, appartenente a un'altra minoranza, ossia quella curda, ben si comprende quindi il livello di tensione toccato negli ultimi giorni nella regione di Ardabil.

È in questo contesto che la polizia è entrata all'improvviso, secondo la ricostruzione del sindacato dei professori, all'interno della scuola femminile. Qui gli agenti hanno invitato in modo energico le alunne a cantare un inno in favore dell'ayatollah Khamenei. Alcune di loro si sono rifiutate. Tra queste anche Asra Panahi e lei, assieme alle sue compagne, a questo punto sarebbero state picchiate. A riportare le più gravi conseguenze è stata la sedicenne morta poi poco dopo in ospedale. L'episodio è accaduto lo scorso 13 ottobre ma è soltanto nelle ultime ore che è diventato di pubblico dominio.

Come detto, il governo di Teheran ha smentito questa ricostruzione. In tv un uomo presentato come lo zio di Asra Panahi ha detto che la ragazza soffriva di una patologia cardiaca congenita. Dunque la morte per le autorità centrali sarebbe avvenuta per cause naturali.

Un discorso che assomiglia e di molto a quello visto dopo la morte di Mahsa Amini. Se da un lato infatti i manifestanti scesi in piazza a Teheran dopo la notizia del suo decesso accusavano i poliziotti di aver usato violenza, le autorità iraniane al contrario hanno collegato la morte alle condizioni di salute della ragazza, diffondendo anche un video delle telecamere di sicurezza della stazione di polizia dove Mahsa era stata portata. Nelle immagini si notava un improvviso collasso della giovane curda.

Scuole femminili nel mirino?

Al di là della dinamica relativa al decesso di Asra Panahi, in molti oggi in Iran, tra i manifestanti e non, si chiedono come mai degli agenti di polizia hanno dovuto fare irruzione in una scuola femminile. Il sospetto è che in tutto il Paese, con l'insorgere delle proteste che hanno al centro l'imposizione del velo alle donne, si stia adesso scatenando una vera e propria persecuzione all'interno degli istituti femminili.

La notizia

della morte della sedicenne è destinata a infiammare ulteriormente l'Iran. E ora anche il sindacato degli insegnanti ha chiesto, come primo atto da parte del governo, le dimissioni del ministro dell'Istruzione, Yousef Nouri.

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