L'allerta dopo il disastro aereo del Sinai è altissima. La morte di 224 passeggeri a bordo dell'Airbus che si è schiantato in Egitto fa paura, tantopiù che l'ipotesi più probabile parla di un attacco terroristico da parte degli uomini del sedicente Stato islamico, messo in atto probabilmente con una bomba piazzata a bordo.
Lo dice bene l'ultima iniziativa presa dalle autorità in Russia, che dopo avere seguito la Gran Bretagna e altri Paesi nello stop temporaneo ai voli diretti allo scalo di Sharm el-Sheikh, hanno deciso di bandire dagli aeroporti russi i voli della compagnia di bandiera egiziana.
I velivoli, spiega la Reuters, non potranno più atterrare in Russia. Il ministero dell'Aviazione civile al Cairo ha detto in serata di avere ricevuto una notifica ufficiale e che sono in corso colloqui ad alto livello per capire le ragioni della misura presa a Mosca.
Una misura che vanifica in parte i tentativi del Cairo di ridurre le perdite al settore turistico, con tariffe di favore per i voli della EgyptAir fino alla metà di dicembre e un piano per il turismo da 5 miliardi pronto a essere messo in pratica e riconquistare all'Egitto il favore di mercati importanti per il turismo come quelli di Russia e Gran Bretagna.
La preoccupazione del gabinetto presidenziale di Sisi è quella che al disastro possa aggiungersi un crollo economico. Ieri il ministro del Turismo egiziano, Hisham Zaazou, ha diffuso numeri allarmanti, che parlano di perdite per 800 milioni di dollari se lo stop ai voli su Sharm dovesse continuare per tre mesi. Il ministero ha intanto annunciato una campagna pubblicitaria rivolta ad Arabia Saudita, Kuwait, Emirati, Giordania e Libano. Il 20% dei profitti del settore dipende dal turismo arabo.
Anche per questa la stampa più vicina alle posizioni del governo continuare ad accusare di allarmismo i media occidentali. La posizione ufficiale di egiziani e russi è che sia ancora troppo presto per stabilire se davvero ci sia l'Isis dietro al disastro aereo, nonostante diverse rivendicazioni - tutte ancora da provare - siano arrivate dalla propaganda jihadista.
Gli sforzi mediatici dell'Isis sono tornati di recente anche a promettere operazioni contro Mosca sul territorio russo.
Il numero di miliziani provenienti da regioni come la Cecenia o le ex repubbliche sovietiche - secondo il Cremlino tra i 4.000 e i 7.000, e tra di essi c'è anche uno dei leader del gruppo - non è da sottovalutare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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