Questa mattina la polizia thailandese ha arrestato il presunto attentatore della strage di Bangkok del 17 agosto, che ha causato la morte di 20 persone e circa 150 feriti.
La certezza che si tratti dell’attentatore non c’è. Ma Prawut Thavornsiri, portavoce della polizia thailandese, ha dichiarato che l’arrestato è “molto simile” all’uomo che indossava una maglietta gialla ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre stava depositando lo zainetto contenente la bomba al santuario hindu di Erawan.
Secondo la polizia l’arresto sarebbe avvenuto al valico thailandese di Aranyaprathet, a solo 500 metri dalla Cambogia, grazie all’aumento dei controlli dopo il 17 agosto scorso. “Una task force speciale ha arrestato un uomo che stava cercando di passare illegalmente in Cambogia”, ha riferito Winthai Suvaree, portavoce del governo. “Crediamo che quest’uomo corrisponda al principale sospetto, che indossava una maglietta gialla, visto nelle immagini riprese dalle telecamere sulla scena dell’attacco”.
“Lo straniero stava percorrendo una strana che non era battuta”, ha spiegato Srisak Poonprasit, generale dell’esercito thailandese. Il giovane indossava una camicia grigia, dei pantaloncini color crema, un cappello e gli occhiali da sole a coprire il viso e “il suo comportamento era molto sospetto. Così i soldati lo hanno fermato”.
I media thailandesi, invece, riportano che il fermo è avvenuto ieri in territorio cambogiano e che, solo nella mattinata di oggi, il presunto attentatore sia stato consegnato alle autorità di Bangkok. L’uomo arrestato è stato identificato come Yusufu Mieraili e, secondo i media locali, sarebbe un cinese di etnia uigura di 25 anni. Ma ad ora, la polizia, non ha diffuso dettagli sulla sua identità.
Intanto la polizia thailandese ha emesso altri tre mandati d’arresto nei confronti di altrettanti sospetti, tutti e tre di nazionalità turca, con l’accusa di possesso di materiale per la fabbricazione di bombe. In tutto, fino ad ora, oltre ai due arrestati, quello di sabato mattina avvenuto nel sobborgo di Nong Jok, nella periferia di Bangkok e quello di oggi, la polizia ha ordinato cinque mandati d’arresto. A parte la thailandese Wanna Suansan - di religione musulmana e sposata con un turco -, tutti gli altri sono di nazionalità straniera.
Wanna Suansan era ricercata da domenica mattina quando, grazie ad una soffiata della padrona di casa che gli aveva affittato l’appartamento nella zona di Minburi, alla periferia est di Bangkok – un’area abitata prevalentemente da musulmani -, la polizia aveva perquisito l’abitazione dove è stato trovato diverso materiale per la fabbricazione di ordigni, tra cui due sacchi di fertilizzante, detonatori, polvere da sparo, bulloni, giocattoli telecomandati, lampade elettriche e orologi digitali. La donna, che è stata rintracciata in Turchia, si è dichiarata estranea e si è resa disponibile a far rientro in Thailandia per collaborare.
Nei giorni scorsi la polizia thailandese era stata criticata per come stava conducendo le indagini sull’attentato, accusata di non essere competente e di voler far scordare in fretta l’accaduto per non far spaventare i numerosi turisti in visita nel Paese.
Ma negli ultimi giorni, invece, ci sono stati sviluppi quotidiani e, anche se l’attentato non è stato ancora rivendicato da nessuno e gli investigatori non vogliono parlare di terrorismo, prende sempre più piede l’ipotesi che la strage sia stata organizzata per punire la Thailandia e la Cina, a causa del rimpatrio forzato nel luglio passato.Così, la pista degli uiguri – l’etnia turcofona musulmana discriminata dal governo di Pechino che vive nella regione dello Xinjiang - collegata al nazionalismo turco, prende sempre più consistenza.
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