Se sia un assist per le donne musulmane non lo sappiamo: di sicuro è un assist per i produttori di burkini.
In Belgio i giudici del tribunale di Gand, nel nord del Paese, hanno bloccato l'iniziativa di due piscine che avevano vietato il costume integrale scelto da diverse donne di fede islamica per fare il bagno sia al mare che in vasca.
I magistrati della città fiamminga hanno stabilito che le donne musulmane che avevano fatto ricorso contro il divieto di costume integrale da parte delle piscine comunali di Ter Wallen a Merelbeke e di Van Eyck a Gand non solo hanno possono indossare il burkini ma hanno anche diritto ad un risarcimento per i danni morali.
Esultanti, non c'è bisogno di dirlo, le associazioni musulmane, che rivendicano la battaglia per concedere a tutti di vestirsi come vogliono, anche in piscina. Di segno opposto invece la reazione del governo federale. Il segretario di Stato per le Pari opportunità, l'avvocato di origini curde Zuhal Demir, ha biasimato la decisione del tribunale spiegando che il burkini è un simbolo di oppressione e non di civiltà.
Nell'estate di due anni fa il costume integrale preferito dalle islamiche venne vietato da molti Comuni del Sud della Francia, sotto choc per l'ondata di attentati di matrice islamista che avevano insanguinato il Paese.
All'epoca la mossa dei sindaci della Costa Azzurra venne aspramente criticata sia nell?Esagono che all'estero ma il governo socialista di Manuel Valls in carica a Parigi spalleggiò le posizioni degli amministratori locali. Simili divieti, negli stessi mesi, vennero adottati anche nel Land tedesco della Baviera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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