A cento giorni dal fatidico addio del Regno Unito all'Unione Europea, Bruxelles corre ai ripari per far fronte al terremoto Brexit. Con Theresa May sotto attacco e il parlamento britannico restio ad appovare l'intesa negoziata dal governo, l'ipotesi no-deal - l'uscita “disordinata”, non regolamentata, della Gran Bretagna dall'Ue – si fa sempre più realistica.
Nella giornata di mercoledì la Commissione Europea ha reso noto il suo piano B in caso di mancato accordo: una serie di misure d'emergenza che l'Ue ha già iniziato ad implementare per salvaguardare i diritti dei cittadini europei e preservare i propri interessi nei settori più esposti. Si tratta di un pacchetto che comprende 14 direttive che riguardano“un numero limitato di ambiti per cui lo scenario del 'no-deal' creerebbe gravi interruzioni nella fornitura di servizi ai cittadini e alle imprese dell'Unione”, come riporta il comunicato stampa della Commissione. Fra questi rientrano il settore finanziario, il trasporto aereo, i servizi doganali e le politiche sul clima.
Come specificato in seguito, le misure in questione sono “temporanee, limitate nello scopo, e adottate unilateralmente dalla Ue”. In altre parole la Commissione si prepara ad agire nell'interesse esclusivo dell'Unione Europea, impegnandosi a rendere la strada del “no-deal” impervia e in salita per Londra. Le direttive di emergenza, infatti, non sostituiscono in alcun modo il mancato accordo tra Londra e Bruxelles; anzi, porterebbero fin da subito il Regno Unito fuori dal mercato unico e da tutti gli altri accordi che regolano le attività dell'Unione, privando Londra del periodo di transizione di 21 mesi concordato durante i negoziati.
We have started implementing our #Brexit “no deal” Contingency Action Plan.
— European Commission (@EU_Commission) 19 dicembre 2018
It includes 14 specific, temporary measures in a limited number of areas such as financial services, air transport customs and climate to avoid major disruption for the EU27 → https://t.co/wMTRcj5MZD pic.twitter.com/Ur6lqZjmXH
Chiaramente nessuno si augura che lo scenario del 'no-deal' possa concretizzarsi fino in fondo. L'assenza di un accordo genererebbe caos istituzionale, interruzione nell'erogazione anche dei più essenziali tra i servizi, oltre a ritardi, problemi alle dogane, disordini finanziari, amministrativi e burocratici di ogni genere e sorta.
Il governatore della Banca di Inghilterra Mark Carney ha dichiarato che abbandonare l'Ue senza un periodo di transizione potrebbe dar vita a disordini simili a quelli causati dallo shock petrolifero degli anni Settanta. Una Brexit disordinata sarebbe una “catastrofe assoluta”, ha asserito il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Questo Theresa May lo sa bene, e infatti martedì il governo inglese ha fatto sapere che anche la Gran Bretagna adotterà delle misure di emergenza. Fra queste, lo stanziamento immediato di più di 2 miliardi di sterline per garantire la preparazione necessaria a gestire gli eventuali disordini del 30 marzo 2019, primo giorno post-Brexit. Ancora, è previsto il dispiegamento di 3500 truppe per supportare l'effettiva implementazione di queste misure, soprattutto per le questioni di carattere transfrontaliero.
Le acque della politica inglese sono però ancora molto torbide. La May è politicamente isolata, nonostante la sua leadership a capo del partito conservatore sia stata confermata la scorsa settimana. In parlamento mancano ancora i numeri per l'approvazione dell'accordo negoziato con Bruxelles, che eliminerebbe una volta per tutte i rischi del 'no-deal'.
Negli ultimi giorni, tuttavia, il governo ha incassato l'endorsement delle cinque più importanti associazioni economiche inglesi, che hanno fatto presente come “tutte le imprese stanno per raggiungere un punto di non ritorno, e molti stanno mettendo in atto piani di emergenza che costituiscono una significativa perdita di tempo e denaro”.
La votazione dell'accordo nell'aula di Westminster –
programmata per la scorsa settimana e poi rimandata - si terrà a metà gennaio. Se fino ad allora l'inquilina di Downing Street non sarà riuscita a conquistare abbastanza deputati, allora sì: allacciamo le cinture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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