"Temiamo l'attacco di Putin". E in Polonia parte la corsa ai bunker anti-aerei

La Polonia ha paura dell'attacco di Putin: decine di persone si informano su come ristrutturare vecchi rifugi anti-aerei dell'epoca della Seconda Guerra Mondiale, ecco cosa sta succedendo

"Temiamo l'attacco di Putin". E in Polonia parte la corsa ai bunker anti-aerei

Fino all'invasione russa dell'Ucraina, Il 24 febbraio, nessun cittadino polacco aveva mai chiesto a Radoslaw Sekunda, famoso ingegnere, di ristrutture uno dei rifugi antiaerei dell'epoca sovietica che si trovano in alcune zone della capitale Varsavia. Adesso, invece, la Polonia ha paura di un potenziale attacco russo: le telefonate quotidiane che riceve Sekunda sono decine e la richiesta è sempre la stessa, ossia come un bunker possa essere "aggiornato" e migliorato per fornire la giusta protezione contro l'esercito di Putin.

Tra paura e quotidianità

Anche se alcuni funzionari locali e statunitensi hanno detto che la Polonia potrebbe essere un futuro obiettivo dell'aggressione russa, la capitale non sembra essere vivere questa condizione con frenesia. Piuttosto, le preoccupazioni per un conflitto militare si esprimono in un chiacchiericcio tra i polacchi che stanno pianificando, privatamente, come difendersi da eventuali e future ostilità. L'idea del bunker dimostra che i timori per un potenziale attacco chimico o convenzionale russo alla Polonia sono reali ma è difficile che possa accadere in tempi brevi e, ricordiamolo, il Paese fa parte della Nato. Putin, quindi, prima di attaccare un membro dell'Alleanza ci penserà bene due volte per le reazioni a catena che questo provocherebbe.

Come funzionano i bunker polacchi

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i Paesi del "blocco sovietico" costruirono rifugi per proteggersi da possibili attacchi occidentali. A quell'epoca, la legge polacca aveva stabilito che bisognasse edificare i rifugi antiaerei all'interno degli edifici residenziali, industriali e amministrativi, logicamente nei loro seminterrati. "Ogni rifugio aveva una spessa porta di metallo che spesso conduceva a una porta di metallo più piccola e in un labirinto di diverse stanze, incluso un bagno", racconta il Wall Street Journal. Inoltre, dovevano disporre di un sistema di filtraggio dell'aria che fosse sicuro e a prova di bomba, alcuni dei quali venivamo alimentati manualmente ruotando una manovella.

Quasi 40mila rifugi

La Polonia conta quasi 40mila rifugi dalla capienza complessiva di un milione di persone che sembrano tanti ma in realtà costituscono soltanto il 3% dell'intera popolazione. Il rapporto con la Svezia, da questo punto di vista, è impietoso: il Paese scandinavo ha 65mila rifugi che consentono il riparo dell'85% della popolazione. Le condizioni dei bunker polacchi, dopo decine di anni dal loro abbandono, sono dichiarate "insoddisfacenti" perché non sono al passo con i criteri di protezione, con i criteri ermetici e mancano di adeguati sistemi per filtrare l'aria e non fare la fine delle mosche nel caso ci fosse un attacco con elementi chimici o tossici. Ecco spiegato perchè il telefono di Sekunda scoppia. Il costo degli investimenti di ristrutturazione varia da un minimo di 2.500 dollari a quasi settemila. "C'è sicuramente interesse, ma non al punto di spendere soldi", ha affermato l'ingegnere al quotidiano americano.

Dagli anni '70 sono emerse alternative ai rifugi come garage sotterranei e, più recentemente, anche alcune stazioni della metropolitana. Queste e altre strutture sono diventate le alternative a "duplice uso" ai rifugi antiaerei.

Il governo polacco ha aggiornato i suoi regolamenti sui bunker nel 1986 ma li ha lasciati scadere poco dopo tempo l'adesione della Polonia alla Nato: evidentemente, quel "patto" li aveva fatti sentire al sicuro, protetti. Una sicurezza e una protezione che, evidentemente, oggi non sentono più.

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